Andrea Sempio

Garlasco, Sempio nelle intercettazioni / 2: “C’è in ballo trent’anni di galera”

Nel 2017 l’amico del fratello di Chiara Poggi fu intercettato per due settimane: parlava di Dna, alibi e pressione mediatica. Oggi quelle conversazioni tornano al centro della nuova inchiesta. Ecco cosa disse in auto.

Pavia – “C’è in ballo trent’anni di galera”. L’11 febbraio 2017, Andrea Sempio si sfoga in auto, intercettato dai carabinieri. La sua voce, coperta da musica di sottofondo, tradisce l’ansia di chi sa di essere finito nel mirino della giustizia. Quelle intercettazioni, oggi tornate d’attualità nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco e riportate da AdnKronos, rappresentano uno dei tasselli più controversi dell’intero caso.

Le registrazioni ambientali, durate due settimane, vennero disposte dopo l’esposto presentato nel dicembre 2016 dalla madre di Alberto Stasi, l’ex fidanzato della vittima condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. A febbraio 2017 Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, venne iscritto nel registro degli indagati. Un’indagine poi archiviata, ma ora riaperta.

Le telefonate del 13 agosto 2007

Gli inquirenti si sono concentrati su sei contatti telefonici tra Sempio e due amici – Roberto Freddi e Mattia Capra – tra le 9.58 e le 12.18 del giorno del delitto. Contatti mai menzionati nei verbali dell’epoca e che contrastano con alcune dichiarazioni. Inoltre, i tabulati mostrano che Capra e Freddi non erano a Garlasco in quelle ore, pur avendo dichiarato il contrario.

Un dettaglio che ha spinto la Procura a disporre nuove audizioni e sequestri di vecchi telefoni. I tabulati di Sempio, va ricordato, non vennero acquisiti nell’inchiesta originale.

Il peso delle intercettazioni del 2017

Sempio, intercettato in auto e a casa, parla con il padre dello scontrino che dimostrerebbe la sua presenza a Vigevano la mattina del 13 agosto. In una conversazione, sempre riportata da AdnKronos, ammette: “Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che lo abbiamo trovato prima”.

Parla anche della traccia di Dna trovata sotto le unghie della vittima, negando che possa implicarlo. “Questa merda di Dna… alla gente piace discuterne… se era sopra, sotto… minchiate”, dice. Poi aggiunge, con toni stanchi e rabbiosi: “Del popolo bue non me ne frega più niente… continua a pensare che mi sono tagliato i capelli per nascondere il Dna”.

Nessuna prova nel 2017, ma ora il caso si riapre

Nel marzo 2017, i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia concludono che “non emergono elementi a supporto delle ipotesi accusatorie”. Anche l’analisi dei tabulati e delle telefonate non fornì prove a carico. Ma ora, con nuovi accertamenti, quelle frasi intercettate assumono un nuovo significato.

Sempio al padre: “Investigatori dalla mia parte”

Tra le intercettazioni ambientali del 2017, sotto la lente della Procura ci sono anche quelle prese dopo l’unico interrogatorio di Sempio davanti ai magistrati. In particolare c’è – rivela Repubblica – la numero 84. Nella versione originale si legge: «(incomprensibile)… non gli ho dato una risposta perfetta». Ma la nuova trascrizione, fatta realizzare dalla Procura, ora parla chiaro: «A parte che erano dalla nostra, perché mi han fatto alcune domande, che io ho capito perché me le facevano. Però non gli ho dato, diciamo, la risposta… perfetta». E ancora: «Comunque secondo me erano abbastanza dalla mia», dice Sempio riferendosi agli inquirenti.

La nuova pista

Se nel 2017 le intercettazioni non bastarono a giustificare un rinvio a giudizio, oggi i magistrati vogliono capire perché alcuni contatti telefonici cruciali furono taciuti, se davvero Sempio fosse a Vigevano e quanto siano compatibili le tracce di Dna ritrovate con un contatto fisico. Una verità ancora lontana, ma non più congelata.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa