Il piccolo era stato recuperato privo di sensi domenica pomeriggio allo Splash Acquapark. Dichiarata la morte cerebrale, quindi quella clinica.
Lecce – E’ morto il piccolo Andrea, il bambino di 7 anni di La Spezia recuperato privo di sensi domenica scorsa nella piscina del Parco ‘Splash’ di Gallipoli (Lecce). Ieri sera era stata dichiarata la morte cerebrale, quindi trascorse le sei ore di osservazione nel reparto di Rianimazione del Sacro Cuore di Gesù dove era stato ricoverato, i medici hanno dichiarato la morte clinica. A confermare il decesso è una nota della questura di Lecce.
Le condizioni del bambino erano ulteriormente peggiorate due giorni fa, tanto che si era diffusa la voce della sua morte, poi smentita dalla direzione sanitaria del nosocomio pugliese.
L’incidente si era verificato nel pomeriggio di domenica presso lo Splash Acquapark di Gallipoli, una delle strutture più frequentate del Salento. Secondo le prime ricostruzioni, il piccolo, che si trovava in vacanza con i genitori, sarebbe sfuggito al loro controllo e caduto in una zona della piscina dove l’acqua era più profonda. Il padre, accortosi che il figlio galleggiava privo di sensi, ha immediatamente dato l’allarme, facendo scattare i soccorsi. I bagnini hanno recuperato il bambino dall’acqua, praticando le prime manovre di rianimazione, mentre il 118 lo ha trasportato in codice rosso all’ospedale Sacro Cuore. Nonostante gli sforzi del personale medico, il bambino non ha mai ripreso conoscenza. I medici hanno riscontrato gravi danni cerebrali causati dall’annegamento, e le sue condizioni sono progressivamente peggiorate.
Secondo alcune testimonianze, il piccolo non indossava braccioli o dispositivi di galleggiamento, e nessuno avrebbe notato il momento esatto in cui si è trovato in difficoltà. L’assenza di telecamere di sorveglianza nell’area della piscina complica ulteriormente la ricostruzione della dinamica, lasciando aperti numerosi interrogativi.
Al momento non risultano persone iscritte nel registro degli indagati, ma le indagini si concentrano su diversi aspetti: la profondità della piscina, la presenza e l’adeguatezza del personale di sorveglianza, le misure di sicurezza adottate dal parco acquatico e le circostanze che hanno permesso al bambino di accedere a una zona potenzialmente pericolosa senza essere notato. Gli inquirenti stanno acquisendo le testimonianze dei presenti, inclusi i bagnini e i familiari, e stanno verificando se il parco rispettasse le normative di sicurezza, come la presenza di cartelli che indicano la profondità dell’acqua e l’obbligo di dispositivi di galleggiamento per i minori.