Gaffe di Sangiuliano sui social: “Comitato per celebrare i due secoli e mezzo di Napoli”. Ma sono due millenni

Poi travolto dagli sfottò, il ministro della Cultura scarica la responsabilità sul social media manager. Che ci rimette il posto.

Napoli – Ennesima gaffe del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, stavolta compiuta “in casa”. Sì perché nell’annunciare il varo da parte del Consiglio dei ministri del Comitato “Neapolis 2500”, creato in vista delle celebrazioni del due millenni e mezzo della città, lui che è partenopeo – dal primo nome della città, Partenope – ha pubblicato sul suo profilo Instagram un’immagine che lo ritrae con sullo sfondo il golfo di Napoli e il Vesuvio e sotto una scritta cubitale con un errore clamoroso: “Il Consiglio dei ministri vara il comitato per celebrare due secoli e mezzo di Napoli”. Duecentocinquant’anni. Non duemilacinquecento.

Immediate le reazioni sugli stessi social, con decine di messaggi che hanno travolto – come ultimamente accade per la verità piuttosto spesso… – il povero ministro, reo di inanellare figuracce come se piovesse. Lui per tutta risposta si è difeso mettendo una toppa che, se possibile, è persino peggio del buco.

L’errore sul profilo Instagram relativo alla nascita del Comitato nazionale ‘Neapolis 2500’ evidentemente è del mio social media manager. Per questo ho accettato le sue dimissioni“, ha scritto Sangiuliano su X. Scaricando tutta la responsabilità sul/la solito/a poveraccio/a – probabilmente qualche stagista sottopagato – che per una evidente svista, per la stanchezza o per la fretta, ha commesso un errore grossolano sì, ma tutto sommato non certo imperdonabile. O almeno non così grave da perderci il lavoro.

Avrebbe potuto cavarsela molto meglio il ministro. Ricordarsi che lui di gaffe – e non certo per interposta persona – ne ha fatte anche di recente parecchie e ben più gravi. Assumersene la responsabilità, stemperare il tutto con un sorriso o una battuta ironica, correggere il post e tirare avanti. Un buon esercito si vede dal comandante, dicevano un tempo. Invece ha preferito infliggere la gogna pubblica al suo collaboratore, che per un’inezia ha perso il posto. Scatenando ovviamente un’altra, prevedibile e ancor più turbolenta bufera social.

In un Belpaese in cui i “comandanti” fanno spesso errori marchiani ma si guardano bene dal dimettersi, a pagare – e questa vicenda ne è l’ennesima amara conferma – sono sempre i soldati semplici. Del resto, chi conosce bene la storia d’Italia lo sa: di generali e politici scaricabarile un “certo” periodo del Novecento trabocca letteralmente. Che qualcuno, nei piani alti, sia nostalgico anche di questo?

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