Mattarella commosso davanti ai familiari, presenti istituzioni e migliaia di cittadini. Crosetto: “I loro nomi sono scolpiti nella roccia della memoria”.
Padova – Tremila persone si sono riunite per dare l’ultimo saluto a Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, i tre carabinieri deceduti nell’esplosione di Castel D’Azzano, nel Veronese. La basilica di Santa Giustina ha accolto le esequie di Stato in una giornata di lutto nazionale che ha visto la partecipazione delle più alte cariche dello Stato e di una folla silenziosa e commossa.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presenziato alla cerimonia, visibilmente emozionato durante l’incontro con i parenti delle vittime poco prima dell’inizio del rito. Insieme al Capo dello Stato erano presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, e numerosi membri del governo tra cui Antonio Tajani, Guido Crosetto, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi. Non sono mancate le autorità locali, con il governatore veneto Luca Zaia, e l’opposizione, rappresentata da una delegazione del Partito Democratico guidata da Elly Schlein. Presenti anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano e il Comandante Generale dell’Arma Salvatore Luongo.
Un momento di particolare intensità emotiva si è vissuto con l’arrivo dei 27 colleghi rimasti feriti nella stessa tragedia provocata dai fratelli Ramponi. Quando le tre bare avvolte nel tricolore sono state sollevate per essere portate all’interno della basilica, un applauso scrosciante ha attraversato la folla come segno di riconoscenza e dolore condiviso.
Mille persone hanno trovato spazio all’interno della basilica dedicata a Santa Giustina protomartire, mentre oltre duemila si sono disposte sul sagrato e nell’area di Prato della Valle. Arrivati da ogni parte d’Italia, molti in divisa con i baschi dei vari corpi militari, hanno mantenuto un silenzio rispettoso e ordinato fino all’uscita dei feretri alle 18. Pochissimi hanno estratto il telefono, mentre in molti hanno dovuto asciugarsi le lacrime con un fazzoletto.
Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l’Italia, ha celebrato la funzione definendo l’accaduto “duro, doloroso e umanamente incomprensibile”. Nell’omelia ha espresso la vicinanza della Chiesa ai familiari dei tre militari caduti e a tutti i feriti coinvolti nel drammatico evento, pronunciando parole di conforto cariche di affetto e preghiera. L’arcivescovo ha sottolineato come la vittoria sul male passi attraverso l’amore di chi serve la comunità garantendo giustizia e bene comune, ricordando che i tre carabinieri hanno seguito questa via di servizio fino all’estremo sacrificio.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha rivolto ai familiari una promessa solenne che ha toccato profondamente i presenti. Ha tracciato una distinzione netta tra la memoria comune, destinata a svanire col tempo come nomi scritti sulla sabbia, e quella riservata a chi muore per la patria, incisa invece nella roccia del ricordo della Repubblica. Il ministro ha garantito che le forze armate custodiranno quella memoria e che, anche quando nessuno dei presenti sarà più in vita, lo Stato continuerà a pronunciare i nomi di Marco, Valerio e Davide, ricevendo in risposta la parola “presente”.
La Procura di Verona ha intanto contestato ai fratelli Ramponi il reato di strage, riconoscendo la particolare gravità di un’azione che ha causato la morte di tre servitori dello Stato nell’adempimento del loro dovere.