Nel mirino 5 consorzi e 15 soggetti risultati essere rappresentanti legali e amministratori, dislocate nel reggiano e a Parma.
Reggio Emilia – Oltre 40 i militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dei carabinieri che, su delega della Procura, stanno dando esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo e ad un decreto di perquisizione locale e personale e Informazione di garanzia e sul diritto di difesa. I provvedimenti odierni sono stati emessi dall’Autorità Giudiziaria nei confronti di 5 società e di 15 soggetti risultati essere, nel tempo, loro rappresentanti legali e amministratori, dislocate nelle province di Reggio Emilia e Parma.
L’attività d’indagine, denominata CHRYSALIS, che ha visto una collaborazione di finanzieri e carabinieri coordinati dalla Procura, diretta dal procuratore capo Gaetano Calogero Paci, muove da accertamenti svolti sul conto di un nucleo familiare, il cui tenore di vita si era improvvisamente modificato, con l’acquisto di un’abitazione di pregio ed il possesso di numerose autovetture di grossa cilindrata.
I successivi approfondimenti investigativi hanno permesso di accertare la costituzione di società cartiere, intestate fittiziamente a soggetti prestanome ma di fatto gestite da un soggetto di origine calabrese contiguo alla criminalità organizzata della cosiddetta “Cosca Emiliana”, che hanno emesso, nel periodo 2016 – 2019 fatture per operazioni inesistenti per circa 10 milioni di euro.
Le società ricevevano giornalmente numerosi bonifici che venivano prelevati in contanti presso vari uffici postali, per essere poi restituiti ai disponenti il bonifico. A riscontro del c.d. postagiro, si era già proceduto al sequestro di denaro contante e del saldo presente sul conto corrente di due società ritenute essere delle cartiere, per un totale complessivo di 69.926,33 euro. L’attività di indagine ha permesso di accertare la sussistenza di sei società cartiere, con oggetto sociale dichiarato lavori edili, lavori di meccanica e commercio di autovetture, costituite al solo scopo di emettere fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, al fine di consentire ai beneficiari delle F.O.I. l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva.
Al termine delle attività d’indagine, è stato appurato come due tra le società interessate abbiano utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell’Iva e delle Imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalle società cartiere per oltre 10 milioni, mentre ulteriori tre società hanno omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi, procurandosi un profitto illecito totale quantificato in circa due milioni e mezzo di euro.