Frode fiscale nel novarese, sequestrati dalla finanza oltre 40 milioni di euro

Arrestato anche l’imprenditore a capo delle società coinvolte nell’indagine delle fiamme gialle. Scoperta fitta rete di società cartiere.

Novara – Frode fiscale e autoriciclaggio: sono queste le accuse che hanno portato al sequestro di oltre 40 milioni di euro e all’arresto dell’imprenditore a capo delle società coinvolte nell’indagine della guardia di finanza. Gli accertamenti di polizia economico finanziaria, del Nucleo Pef della guardia di finanza della città piemontese, hanno permesso di ricostruire una complessa “frode carosello” realizzata con due società, riconducibili ad un imprenditore 40enne, destinatario del provvedimento giudiziario, ed attuata attraverso l’utilizzo di una fitta rete di società “cartiere”. 

I finanzieri hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, anche per equivalente, emesso dal GIP presso il Tribunale di Novara, fino a concorrenza di 41.853.136,94 euro, a vario titolo provento di frode fiscale e di autoriciclaggio. Coordinati dalla Procura Europea – Ufficio Milano, nell’ambito di complesse indagini di polizia economico-finanziaria, hanno dato esecuzione al provvedimento di natura cautelare reale emesso, nel corso delle investigazioni.

La prima società era operante nel settore del commercio all’ingrosso di materiale informatico, l’altra nel settore delle comunicazioni audiovisive. Nello specifico le investigazioni hanno permesso di rilevare l’annotazione in contabilità di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, per le annualità d’imposta 2016/2020.

Nel corso delle indagini, oltre alla frode fiscale, i finanzieri, nell’ambito degli accertamenti finalizzati alla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio, hanno ricostruito il trasferimento di somme di danaro, apparentemente giustificate da costi fittizi, dai conti correnti italiani di una delle società indagate a conti correnti riferibili ad un’entità giuridica con sede alle isole Cayman ed anch’essa riconducibile all’imprenditore indagato.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa