Foggia, nuova aggressione al Policlinico: colpiti a calci e pugni due infermieri

Pochi giorni fa terrore tra i medici seminato da una cinquantina di amici e parenti di una ragazza morta durante un’operazione.

Foggia – Nuova aggressione al personale sanitario del policlinico di Foggia, già scenario nei giorni scorsi di un pestaggio in piena regola. Una cinquantina di persone, tra parenti e amici di una ragazza di 22 anni di Cerignola morta dopo un intervento, erano stati protagonisti di una spedizione punitiva nei confronti del personale sanitario. Ora il bersaglio sono stati due infermieri. Sono stati picchiati, la scorsa notte, da un ragazzo che, arrivato al pronto soccorso, li ha presi a calci e pugni.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri. I due infermieri hanno riportato lievi lesioni. Il presunto aggressore è stato bloccato dai militari e arrestato. Secondo il racconto delle vittime dell’aggressione, il ragazzo era stato già registrato in accettazione quando, dopo un breve scambio di battute, si sarebbe scagliato contro il personale presente nel pronto soccorso. Il ragazzo era stato solo registrato ma, a detta dei testimoni, era in stato di ansia evidente e ha iniziato a inveire contro gli infermieri prima di scagliarsi contro di loro senza un apparente motivo.

Medici e infermieri aggrediti a Foggia

Gli agenti accorsi sul posto hanno arrestato in flagranza il 18enne che è stato portato in carcere con le accuse di lesioni personali a personale esercente la professione sanitaria e resistenza a pubblico ufficiale. Una situazione fuori controllo quella nell’ospedale foggiano. Tanto che ieri era stato annunciato uno sciopero per fermare le violenze a medici e infermieri. Dopo l’aggressione shock all’ospedale della città pugliese tutto il personale sanitario che opera negli ambulatori di famiglia, nei servizi specializzati e nei reparti ospedalieri della provincia, ha annunciato che incrocerà le braccia. La proposta di sciopero è stata annunciata dalla Federazione dei medici di medicina generale, in segno di solidarietà al personale sanitario.

Intanto la Procura di Foggia ha aperto due inchieste. Una sull’aggressione ai medici e una sul decesso della ragazza. I familiari parlano di malasanità. Sabato la sorella della ragazza deceduta ha fatto un lungo post su Facebook per spiegare le ragioni della protesta dei familiari, senza negare l’aggressione ma giustificandola con l’operato, a suo dire, colpevole del personale sanitario dell’ospedale foggiano. “La mia famiglia ha fatto la guerra peggio di Gomorra, perché mia sorella è stata uccisa da loro – ha scritto -. La nostra famiglia dovrà scontare un ergastolo a vita per colpa vostra. Visto che state facendo girare tantissime notizie false sembra che siamo pazzi, delle bestie, in questa situazione ci troviamo qui a dare anche spiegazioni, Ma lo facciamo solo perché tutti devono sapere la verità”. 

Nel 2023 – secondo i dati dell’Anaao-Assomed – le aggressioni al personale sanitario sono state ben 16mila, di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne. Secondo il sindacato degli infermieri, Nursing Up, “calci e i pugni sembrano essere addirittura finiti in fondo alla vergognosa classifica delle tipologie di violenza. Ai primi posti ci sono addirittura i tentativi di strangolamento, le tirate di capelli, i calci altezza volto stile arti marziali, mentre abbondano, all’insegna del terrore puro, le minacce di morte verbali e addirittura la comparsa di una pistola, per fortuna giocattolo, come avvenuto il 23 agosto scorso al Serd di Anzio, senza dimenticare la mazza da baseball che ha seminato il terrore il 16 agosto al pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare“.

Il sindacato degli infermieri Nursing Up chiede invece “l’immediata presenza dell’esercito negli ospedali e la convocazione urgente del Comitato dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del Viminale”. Il sindacato ha anche ricordato che “nel mese di agosto, che ci siamo appena lasciati alle spalle, abbiamo calcolato ben 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni”. I sindacati dei medici si sono detti “pronti ad abbandonare gli ospedali” se non ci saranno “misure urgenti” contro le aggressioni e chi le commette.

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