Fine vita, anziano ligure muore in Svizzera dopo il rifiuto dell’ASL

Settantanovenne affetto da malattia neurodegenerativa costretto al “turismo della morte”.

Un dramma che mette ancora una volta sotto i riflettori i limiti della legislazione italiana sul fine vita si è consumato nelle scorse settimane, quando un anziano della Liguria ha dovuto intraprendere quello che viene comunemente definito “turismo della morte” per porre fine alle proprie sofferenze. L’uomo, settantanovenne, aveva visto respinta la sua richiesta di suicidio medicalmente assistito dal servizio sanitario regionale, nonostante le gravissime condizioni di salute che lo avevano ridotto a una vita di totale dipendenza.

La storia inizia diversi mesi fa, quando l’anziano, colpito da una forma progressiva di malattia neurodegenerativa, aveva perso completamente la capacità di comunicare verbalmente. Le sue giornate erano scandite da una routine di cure costanti, con la comunicazione ridotta a semplici gesti e, quando possibile, all’utilizzo faticoso di un dispositivo elettronico. La patologia aveva compromesso irreversibilmente le sue funzioni motorie, mentre complicazioni aggiuntive come la tromboembolia polmonare e l’insufficienza respiratoria lo avevano reso dipendente dall’ossigenoterapia notturna.

La richiesta di verifica delle condizioni per accedere legalmente alla morte assistita era stata presentata a febbraio alle autorità sanitarie liguri. L’iter burocratico aveva richiesto mesi: solo a maggio era arrivata la commissione medica per le valutazioni del caso, concludendosi però con un verdetto negativo. Secondo i sanitari, l’anziano non soddisfaceva il requisito della dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, uno dei criteri stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale che regola l’accesso al fine vita in Italia.

Non arrendendosi a questa decisione, l’uomo aveva cercato supporto legale presso l’Associazione Luca Coscioni, il cui team di avvocati, guidato da Filomena Gallo, aveva presentato un ricorso formale. L’opposizione si basava su un’interpretazione più ampia del concetto di “sostegno vitale”, alla luce delle più recenti interpretazioni giurisprudenziali costituzionali. A luglio erano state programmate nuove visite mediche per rivalutare il caso, ma da allora il silenzio delle istituzioni si era fatto assordante.

Esasperato dall’attesa e dal progressivo deterioramento delle sue condizioni, l’anziano aveva preso la difficile decisione di recarsi oltre confine. Il viaggio in Svizzera è stato organizzato con il supporto di Soccorso Civile, l’organizzazione presieduta da Marco Cappato che si occupa di assistere i malati italiani costretti a cercare altrove quello che il loro Paese non può offrire. Ad accompagnarlo sono state Roberta Pelletta e Cinzia Fornero, volontarie dell’associazione che si sono fatte carico di un momento tanto delicato quanto doloroso.