A inchiodarli sarebbe stata la testimonianza di un adolescente presente durante la sassaiola. I tre sarebbero vicini ad ambienti di estrema destra.
Perugia – La morte di Raffaele Marianella, conducente del pullman con a bordo i sostenitori del Pistoia Basket, ha trovato i suoi presunti responsabili grazie a un colpo di scena investigativo. A fare la differenza è stato un ragazzo adolescente, che ha assistito all’intera scena e che, dopo ore di angoscia, ha deciso di parlare con gli investigatori.
Secondo quanto emerge dalle ricostruzioni pubblicate da Repubblica, il giovane si era appostato insieme al gruppo di ultras lungo la statale che collega Rieti a Terni, nascondendosi dietro le protezioni metalliche ai bordi della carreggiata. Quando il pullman è transitato e i sassi hanno cominciato a volare, il ragazzo era lì. Ha visto tutto: chi impugnava i massi, chi coordinava l’azione, chi ha scagliato la pietra fatale che ha attraversato il parabrezza colpendo mortalmente l’autista.
Terminata la violenza, gli altri sono fuggiti lasciandolo solo in mezzo ai campi. Il minorenne è rimasto nella campagna circostante, sconvolto da ciò che aveva appena vissuto. Quando la polizia lo ha individuato, poche ore erano trascorse dall’attacco e il ragazzo si trovava ancora in evidente stato di choc, incapace di allontanarsi autonomamente dal luogo dell’orrore.
Portato in questura, davanti agli agenti, il giovane ha scaricato tutto il peso di quella notte. Ha fatto nomi e cognomi, ha descritto i movimenti di ciascuno, ha indicato senza esitazioni chi aveva materialmente compiuto il gesto omicida. Quella testimonianza diretta, resa da chi era fisicamente presente sulla scena del crimine, ha rappresentato per gli inquirenti la chiave di volta per chiudere il cerchio attorno a tre persone. Tutti e tre sono stati raggiunti da un fermo con l’accusa più grave: omicidio volontario. Il giovane testimone, invece, non compare tra le persone indagate.
Ma la polizia non partiva da zero. Già nelle ore immediatamente successive alla tragedia, gli investigatori avevano notato elementi fuori posto: presenze inspiegabili nei pressi di un ponte, una vettura ferma in posizione anomala poi messa sotto sequestro, altri due mezzi rapidamente scomparsi dal radar. I filmati registrati dalle telecamere installate lungo la strada e i tabulati delle celle telefoniche hanno fatto il resto, confermando punto per punto quanto dichiarato dal ragazzo. Tecnologia e testimonianza umana si sono intrecciate costruendo un quadro accusatorio solido.
Ora la macchina giudiziaria è in movimento. All’ospedale De Lellis di Rieti proseguono gli accertamenti medico-legali sul corpo di Marianella: l’autopsia servirà a stabilire con certezza scientifica la causa della morte e a fornire ulteriori dettagli utili al processo. I tre fermati, rinchiusi in cella, aspettano di comparire davanti al giudice per l’udienza di convalida, che dovrà tenersi entro le prossime quarantotto ore. Sarà quello il momento in cui potranno rispondere alle accuse o scegliere di rimanere in silenzio.