Interrogazione della deputata M5S al ministro dell’Economia sulle tasse richieste dall’Agenzia delle Entrate per un risarcimento mai avuto.
Roma – Una vicenda “sconvolgente sotto ogni punto di vista. Nel 2009, Giulia Galiotto è stata assassinata dal marito, che ha confessato il crimine. La condanna per l’omicidio è stata di poco più di 19 anni, ma dopo soli 13 anni l’uomo è stato ammesso alla semilibertà. La famiglia di Giulia ha diritto a un risarcimento, stabilito da una sentenza, ma il condannato non lo ha mai versato. Questa situazione sarebbe già inaccettabile, ma non finisce qui: l’Agenzia delle Entrate ha richiesto ai familiari di Giulia il pagamento di migliaia di euro di tasse su un risarcimento che non hanno mai ricevuto“. Così su Facebook la deputata M5S Stefania Ascari, che ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti “perché questa vicenda mostra un grave fallimento nella gestione fiscale dei risarcimenti non pagati, che ricadono ingiustamente sulle vittime e sui loro familiari”.
Quindi, prosegue Ascari, “una famiglia devastata dalla perdita di una figlia, uccisa in un atto di violenza inaudita, deve affrontare anche una violenza economica istituzionale, con una richiesta fiscale senza fondamento. Questa richiesta fiscale deve essere annullata, e vanno prese misure per evitare che simili ingiustizie si ripetano in futuro. Inoltre, è urgente che il Ministro della Giustizia avvii una verifica sull’applicazione della normativa sulla giustizia riparativa, in particolare per i casi in cui i condannati offrono risarcimenti irrisori. Si diano delle risposte”, conclude.
A raccontare l’incredibile vicenda all’Adnkronos è stata Giovanna Ferrari, madre di Giulia Galiotto, la ragazza uccisa dall’ex l’11 febbraio 2009 sulle colline vicino Sassuolo in provincia di Modena. “Lo Stato ci sta chiedendo di versare seimila euro di tasse per un risarcimento di 1,2 milioni di euro che Marco Manzini, l’assassino di mia figlia, avrebbe dovuto darci, ma che non abbiamo mai ottenuto” denuncia la donna. “Questa è davvero una beffa per noi familiari. Chissà come se la ride l’ex marito di nostra figlia“. Da parte sua l’Agenzia delle Entrate, pur manifestando la sua “vicinanza e comprensione alla famiglia Galiotto”, conferma in una nota “la correttezza del proprio operato nel rispetto della normativa vigente in materia di imposta di registro”.
L’Agenzia assicura di essersi ”immediatamente attivata per promuovere un confronto istituzionale con il ministero della Giustizia al fine di verificare l’applicabilità, al caso concreto, dell’istituto della registrazione a debito, in base al quale la parte danneggiata viene esonerata dal pagamento”. ‘‘Questo istituto, in base al dettato normativo, si applica infatti alla sentenza di condanna nell’ambito del processo penale ma non anche, come nel caso in questione, alla successiva pronuncia esecutiva nell’ambito del processo civile”, sottolinea l’Agenzia. Che ”resta a disposizione della famiglia per fornire tutti gli eventuali chiarimenti che si dovessero rendere utili”.