Il 23 settembre 2024 la 35enne fu uccisa dal marito: un report inchioda il sistema di monitoraggio, processo al via il 28 aprile.
Torino – Quattro alert lanciati dal braccialetto elettronico di Abdelkader Ben Alaya, 48enne tunisino accusato di aver ucciso la moglie Roua Nabi, 35 anni, il 23 settembre 2024, in via Cigna a Torino. Quattro segnali di allarme che, secondo un report della compagnia telefonica agli atti dell’inchiesta, non sono mai stati presi in carico dalla sala operativa. Un cortocircuito nel sistema di protezione che doveva tenere l’uomo, gravato da un divieto di avvicinamento, lontano dalla donna che poi ha assassinato con una coltellata al torace davanti ai loro figli. Il processo a Ben Alaya, rinviato a giudizio per omicidio, maltrattamenti in famiglia e violazione della misura cautelare, si aprirà il prossimo 28 aprile.
Il report della compagnia telefonica, che gestisce il segnale dei braccialetti elettronici, racconta una storia di anomalie e silenzi. Dal 19 al 30 agosto 2024, il dispositivo di Ben Alaya segnalava batterie scariche o risultava irraggiungibile. Problemi simili emergevano dal localizzatore della vittima, che tra il 13 agosto e il 23 settembre era spesso fuori rete. Ma è il giorno del delitto a segnare il fallimento più clamoroso. La mattina del 23 settembre, Roua aveva permesso al marito – che viveva in auto dopo la separazione – di entrare in casa per mangiare e farsi una doccia. Una decisione fatale. Alle 18.18, 18.32, 21.06 e 21.38 il braccialetto ha generato allarmi, l’ultimo appena un’ora e mezza prima che l’uomo la colpisse a morte. “Dall’allarme delle 15 in poi non risulta alcuna presa in carico della sala operativa”, si legge nel documento, una frase che pesa come un macigno.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella sera la lite tra i due è degenerata. I figli, un ragazzo di 13 anni e una ragazza di 12, hanno assistito impotenti all’aggressione: la sorella è corsa dai vicini a chiedere aiuto, il fratello ha inseguito il padre in fuga. Roua, soccorsa dal 118, è morta poco dopo all’ospedale Giovanni Bosco. Ben Alaya, rintracciato dai carabinieri con i vestiti insanguinati, è stato arrestato.
Il calvario di Roua Nabi era iniziato molto prima. Il 30 giugno 2024 aveva denunciato il marito per maltrattamenti, dopo anni di soprusi. Lui, arrestato, aveva trascorso due settimane ai domiciliari, fino a quando, a luglio, il giudice aveva commutato la misura in un divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. Ma Ben Alaya, come emerso dalle indagini del procuratore aggiunto Cesare Parodi, avrebbe violato più volte l’obbligo, sfruttando le falle del sistema. Il 48enne, alcolista e con precedenti per violenza, non si sarebbe mai rassegnato alla volontà della moglie di vivere “all’occidentale”, un contrasto culturale che alimentava le tensioni in casa.
Il 28 aprile Abdelkader Ben Alaya comparirà davanti alla Corte d’Assise di Torino. Le accuse sono pesanti: omicidio aggravato, maltrattamenti e violazione del divieto di avvicinamento. Ma il processo sarà anche un banco di prova per il sistema dei braccialetti elettronici, già sotto accusa dopo altri casi di malfunzionamenti. La famiglia di Roua, assistita dall’avvocato Gianluca Bona, chiede giustizia non solo per l’assassino, ma anche per chi non ha saputo impedire la tragedia. “Quegli alert erano un grido d’aiuto ignorato”, ha dichiarato un parente della vittima.