Liquidata dal tribunale di Catania la srl che gestiva i centri di assistenza fiscale. Mancherebbero all’appello 3,3 milioni di versamenti previdenziali.
Una grave crisi finanziaria colpisce una struttura collegata al principale sindacato italiano. La società che operava nell’ambito dei servizi di assistenza fiscale per conto della Cgil siciliana è stata dichiarata insolvente dal tribunale etneo, lasciando un passivo superiore ai sei milioni di euro.
Il caso è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica dalla trasmissione televisiva condotta da Massimo Giletti su Rai 3, nella puntata dell’8 dicembre. L’ente societario, costituito negli anni Novanta con partecipazione delle strutture territoriali del sindacato isolano, aveva accumulato un disavanzo di 6,2 milioni nel rendiconto del 2022.
La guida della compagnia è stata per anni nelle mani di Giuseppe La Loggia, attualmente responsabile dell’istituto di patronato Inca per la Cgil regionale. Durante il periodo della sua amministrazione si sarebbe verificato l’accumulo dell’eccezionale debito. Il meccanismo attraverso cui la società ha operato solleva non pochi interrogativi: risulterebbero assenti versamenti fiscali, tributari e contributivi per complessivi 3,3 milioni di euro.
Tra i soggetti che vantano crediti verso l’entità fallita figurano l’amministrazione finanziaria statale, l’ente per l’edilizia residenziale pubblica ennese e due persone fisiche. Particolarmente emblematico il caso di un dipendente assunto a tempo indeterminato che rivendica 150.000 euro di spettanze, riguardo un compenso pattuito per tre mesi ma effettivamente prestato per dodici, di cui nove senza regolare documentazione e con compensi per lavoro supplementare mai corrisposti.
Nonostante i tentativi della Cgil di prendere le distanze dalle decisioni gestionali contestate, il diretto coinvolgimento nella costituzione e nella conduzione della società rende complesso distinguere in modo netto la responsabilità morale da quella amministrativa.