Nello scalo merci allestiti 5 container dai colori accesi, tre sono sale immersive con visori e realtà virtuale per entrare nella storia.
Palermo – Non è, come si potrebbe pensare, un museo sulla mafia. Ma un luogo dove la storia si racconta per comprenderne le dinamiche e ricostruire un senso. MuST23 riparte dalla cittadina che il 23 maggio 1992 per il mondo è diventata sinonimo di strage, e lo fa guardando in faccia gli eventi. Rfi, ossia la Rete ferroviaria italiana, ha affidato ai giovani di Addiopizzo Travel e Capaci No Mafia, la ex stazione in disuso di Capaci: qui alla vigilia di quel tragico giorno verrà presentato alla stampa MuST23, il museo immersivo che diventa testimonianza e “memoria viva” della strage in cui furono uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Proprio oggi il giudice eroe avrebbe compiuto 85 anni.
Nello scalo merci sono stati allestiti cinque container dai colori accesi, tre sono sale immersive con visori e realtà virtuale: per “entrare” in autostrada immediatamente dopo l’esplosione, ascoltare testimonianze, guardare immagini di repertorio attingendo agli archivi della Rai. Ma MuST23 deve essere un punto di
partenza: per raccontare trent’anni di domande, lotte, anche delusioni; e arrivare alla coscienza di oggi, con la memoria di ieri. E dato che a Capaci non è mai esistita una libreria, un punto di incontro, con MuST23 ci saranno: Feltrinelli, che è tra i partner e “abitera'” uno dei container, ovviamente “rosso” che diventerà un presidio di cultura contro la mafia.
Mercoledì 22, la serata di inaugurazione aperta al pubblico; tra gli ospiti, Pif, Davide Enia, il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, lo storico John Dickie; intervento dell’attrice Daria D’Aloia – CCO Crisi Come Opportunità, modera Salvatore Cusimano (giornalista Rai che condusse la diretta Tg1 sulla strage di Capaci). La stazione è un luogo simbolico, da qui i treni arrivano ma anche ripartono, quel 23 maggio l’Italia si è fermata, ma per chi fa parte della generazione ’92, come la chiamano storici e psicologi, è giusto trovare e segnare il punto di ripartenza.
MuST23 è un progetto di Addiopizzo Travel e Capaci No Mafia, finanziato da Invitalia (misura Cultura Crea
2.0), Legacoop, CoopFond, Fondazione Pico, Google.org e Banca d’Italia, con il patrocinio del Comune di Capaci. Gli ideatori del progetto raccontano una storia che tutta l’Italia conosce, ma su cui l’oblio non deve scendere. “Per chi quel 23 Maggio 1992 c’era e per chi ebbe la notizia da un telegiornale, quel giorno ha segnato un prima un dopo. L’esplosione fece saltare un intero tratto di autostrada uccidendo il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La strage fu seguita poche settimane dopo da quella di via D’Amelio, a Palermo, in cui furono uccisi il giudice Borsellino e la sua scorta”.
“Quella stagione terribile di bombe – proseguono – vibrò nelle coscienze di un’intera generazione di giovani siciliani che, dopo aver visto da vicino la brutalità di Cosa Nostra, decisero di uscire dal silenzio e far sentire con forza la propria voce. Fu un grido di dolore e allo stesso tempo un’incitazione alla ribellione: NO MAFIA. Quell’urlo risuona ancora oggi a Capaci, lo si legge inciso a caratteri cubitali sulla parete della casina da cui i mafiosi azionarono il detonatore. Alto su una collina, ben visibile a chi arriva e a chi riparte da Palermo, è il simbolo di una Sicilia che resiste, spera, cambia”, concludono.