Un’indagine condotta ai danni di una donna di origine cinese ha fatto emergere l’illecita condotta in merito alla produzione di fatture passive emesse da esercizi inesistenti.
Faenza – I finanzieri della Compagnia di Faenza hanno confiscato un appartamento di proprietà di una donna di origine cinese ivi residente, a suo tempo accusata, in qualità di amministratrice di fatto di un laboratorio artigianale di maglieria in conto terzi con sede sempre in Faenza, di aver contabilizzato fatture false per oltre 300.000 euro.
L’indagine penale era scaturita da un controllo sul lavoro sommerso e, quindi, da una più estesa verifica fiscale eseguita dalle Fiamme Gialle faentine da cui emergevano una serie di irregolarità tra cui la contabilizzazione di 17 fatture passive emesse da un altro laboratorio cinese della provincia di Reggio Emilia, risultato però del tutto inesistente, in quanto chiuso ben 4 anni prima rispetto al periodo di riferimento delle fatture fittizie.
Sulla base dell’analitico quadro indiziario raccolto dai finanzieri, l’indagata ha quindi deciso di patteggiare la pena, sospesa, a un anno di reclusione per la violazione dell’art. 2 del D.Lgs. 74/00 (utilizzo in dichiarazione fiscale di fatture false). Tale proposta è stata poi accolta dal G.U.P. del Tribunale di Ravenna, che ha disposto nel contempo la confisca per la successiva vendita dell’immobile, del valore di 160.000 euro, già sottoposto a sequestro preventivo.
L’operazione appena conclusa testimonia, ancora una volta, il costante impegno della Guardia di Finanza nell’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, anche grazie all’evasione fiscale, affinché la collettività possa essere in qualche modo ristorata dal danno subito a suo tempo.