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Evasione fiscale e frode: coinvolte 81 società, 108 indagati e 12 arresti

Operazione “Minefiled” di finanzieri e carabinieri di Reggio Emilia: smantellata organizzazione vicina alla criminalità organizzata.

Reggio Emilia – Dall’alba oltre 350 militari, tra finanzieri del Comando provinciale e di altri reparti unitamente ai carabinieri, nell’ambito di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura, hanno arrestato 12 persone (carcere per cinque e arresti domiciliari nei confronti di altri 7), applicato un obbligo di dimora e tre misure interdittive.

L’inchiesta vede coinvolti 108 indagati, di cui 26 appartenenti ad un’associazione a delinquere, e 81 società, per numerose ipotesi delittuose, in prevalenza del settore fiscale. Durante l’esecuzione dei provvedimenti cautelari si è reso necessario anche un arresto in flagranza per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in quanto rinvenuti durante una perquisizione 18 KG di hashish e 4 di marijuana. Sequestrati anche preziosi ed orologi di valore.

Inchiesta allargata a tutta Italia

Le attività d’indagine hanno fatto emergere come il core business criminale fosse legato in misura prevalente alla commissione di reati tributari, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, con una costante crescita degli “utilizzatori” coinvolti nell’articolato sistema di frode fiscale; l’organizzazione ha, inoltre, gestito un imponente giro d’affari nel più ampio settore delle prestazioni di servizi, quali cantieristica e manutenzione di macchinari industriali e pulizie, oltre che nel settore del noleggio di autovetture e di commercio all’ingrosso.

Il meccanismo fraudolento prevedeva la creazione di società cartiere o l’acquisizione di società
realmente esistenti poi destinate alla emissione di fatture false
, che venivano intestate a soggetti principalmente prestanome, che agivano sotto le direttive loro impartite dai capi dell’organizzazione. Venivano quindi individuate ditte compiacenti i cui titolari effettuavano bonifici pari all’importo delle fatture ricevute sui conti correnti riferibili alle società del sodalizio, denaro che successivamente veniva – sia
attraverso numerosi prelievi giornalieri, sia attraverso bonifici o emissione di assegni – riconsegnato agli stessi fruitori delle fatture emesse per operazioni inesistenti, al netto della percentuale stabilita per il “servizio”.

Accertata evasione per oltre 10 milioni di euro


Oltre ai reati fiscali gli associati avrebbero commesso numerosi altri delitti, quali l’estorsione, il riciclaggio ed
auto-riciclaggio dei proventi illecitamente ottenuti, nonché bancarotta fraudolenta, indebita percezione di
erogazioni pubbliche ed appropriazione indebita
. Nel corso delle attività d’indagine, i militari hanno scoperto come il sodalizio criminale abbia posto in essere anche sistemi di frode al welfare statale, mediante la richiesta e la percezione illecita dell’indennità di disoccupazione NASPI, per un valore di circa 60mila euro: alcune delle “società cartiere” hanno altresì fatto indebitamente ricorso ai contributi pubblici stanziati durante l’emergenza pandemica da Covid-19, per un importo di circa euro 72mila.


Nel corso delle investigazioni, è stato ricostruito anche il sistema di riciclaggio internazionale utilizzato
dall’organizzazione: i proventi venivano fatti confluire attraverso un sistema di scatole vuote prevalentemente verso il territorio bulgaro; da qui, il denaro veniva inviato su ulteriori conti esteri o monetizzato, per essere poi reintrodotto fisicamente in Italia. In altri casi, l’organizzazione per “ripulire” il denaro lo reinvestiva nell’acquisto di diamanti o preziosi ovvero in autovetture di lusso, acquistate in territorio austriaco e poi noleggiate sul territorio reggiano, attraverso società riconducibili all’organizzazione


L’attività investigativa svolta dalle Fiamme gialle ha consentito di ricostruire il provento derivante dal reato di
“emissione di fatture false”, ottenuto dall’associazione a delinquere, per un valore di circa 4 milioni di euro e
l’importo dell’imposta evasa da 69 società, risultate essere le maggiori utilizzatrici delle “fatture false”, per un
importo di oltre 6 milioni di euro.

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