L’età minima per votare in Grecia è di 17 anni, mentre Belgio, Germania, Malta e Austria hanno introdotto il diritto di voto ai 16enni.
Bruxelles – Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo sono un raro esempio di sistema proporzionale puro, visto che più o meno quasi tutti i paesi europei prevedono sistemi misti, maggioritari o con premi di maggioranza. Ciò significa che l’assegnazione dei seggi avviene in modo da assicurare alle diverse liste un numero di posti proporzionale ai voti ricevuti. In molti paesi, come Germania, Francia e Spagna, le liste sono bloccate. L’Italia invece usa il voto di preferenza, che dà agli elettori la possibilità di indicare, nell’ambito della medesima lista, da una a tre preferenze, votando, nel caso di due o di tre preferenze, candidati di sesso diverso.
Mentre nella maggior parte degli Stati membri l’età per avere diritto al voto è di 18 anni, in Grecia è di 17 anni, mentre Belgio, Germania, Malta e Austria hanno introdotto il diritto di voto ai 16enni. In Belgio, Bulgaria, Grecia e Lussemburgo il voto è anche obbligatorio. Nella maggior parte dei 27 Stati membri dell’Unione europea i giovani non solo studiano, ma iniziano anche a lavorare e a pagare le tasse dall’età di 16 anni. Alcuni sono coinvolti nell’attivismo politico e sociale, ma la grande maggioranza di loro non può ancora votare.
Come fa da oltre un decennio, il Forum europeo della gioventù Eyf si batte per abbassare l’età minima di voto a 16 anni. La ventottenne presidente dell’Eyf, Maria Rodriguez Alcazar, sostiene che sarebbe un modo per rafforzare la democrazia. “Abbiamo l’opportunità, attraverso gli insegnanti e gli educatori, di guidarli nel processo elettorale, di insegnare loro come funziona la democrazia e di incoraggiarli ad andare alle urne”, dice Maria Rodriguez Alcazar.
Altre differenze tra l’Italia e altri Paesi: non esistono regole comuni al livello europeo sulla soglia di sbarramento. In Italia, per poter accedere alla ripartizione dei seggi occorrerà che la lista abbia raggiunto il 4% dei voti su base nazionale. Anche i voti espressi all’estero saranno conteggiati nella circoscrizione di provenienza dell’elettore. La maggior parte dei paesi europei non ha una soglia di sbarramento. Francia, Croazia, Repubblica Ceca, Lettonia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Lituania hanno una soglia al 5%. Italia, Austria e Svezia al 4%, Grecia al 3% e Cipro all’1,8%.