Dal litorale romano alla Riviera romagnola, fino alla Calabria: calo delle presenze del 15-25% e consumi in picchiata.
L’estate italiana del 2025 si tinge di malinconia. Mentre dovremmo essere nel pieno della stagione turistica, stabilimenti balneari e località di mare da Nord a Sud raccontano la stessa storia: spiagge semivuote, incassi in calo e un futuro incerto per un settore che rappresenta una delle colonne portanti dell’economia nazionale.
I numeri della crisi
I dati parlano chiaro: il Sindacato italiano balneari registra una flessione media delle presenze intorno al 15%, con punte drammatiche del 25% in Calabria ed Emilia-Romagna. “In realtà giugno non era andato male, mentre a luglio c’è stata sicuramente una flessione”, conferma Simone Battistoni, presidente dei Balneari dell’Emilia Romagna. Il fenomeno colpisce a macchia di leopardo: Rimini tiene meglio ma Ferrara e Ravenna soffrono di più.
La situazione non migliora scendendo lungo la Penisola. A Ostia, sul litorale romano, i gestori dello stabilimento La Conchiglia raccontano di respirare “solo il sabato e la domenica”, mentre nei giorni feriali regna il deserto. “Eravamo abituati a un’Ostia fiorente, con eventi e manifestazioni sportive. Dal commissariamento tutto si è fermato”, lamenta sconsolato Maurizio Pasqualoni.

Anche in Calabria il quadro non è roseo. “Il calo di presenze è evidente ma ormai già da qualche anno”, osserva Giuseppe Aieta, sindaco di Cetraro nel Cosentino. “Il tradizionale turismo balneare è in decrescita.”
La provocazione di Gassmann e il nodo prezzi
Alessandro Gassmann ha messo il dito nella piaga con un post diretto sui social: “Cari amici gestori di stabilimenti balneari, secondo voi perché la stagione non sta andando bene? Forse avete un po’ esagerato con i prezzi? Abbassateli e le cose, forse, andranno meglio”.
L’attore ha toccato un nervo scoperto. A Ostia, per esempio, un lettino costa circa 9 euro (6 dalle 15 in poi), stesso prezzo per un ombrellone, mentre una cabina raggiunge i 1.800 euro per i quattro mesi estivi. “Siamo tanti e non potremmo permetterci di pagare tutti quei soldi”, spiega Franco, pensionato romano di 68 anni che viene al mare con figlia, genero e nipoti.
Vacanze più brevi e consumi ridotti
Ma il problema non è solo economico in senso stretto. Come osserva Battistoni, “anche quando le spiagge sono piene, i consumi si sono ridotti. Se prima la gente veniva per due settimane adesso ne fa solo una, oppure viene il weekend e torna a casa”.
Il fenomeno delle vacanze “mordi e fuggi” non colpisce solo il mare. Agriturist lamenta “la tendenza dominante della minore durata dei soggiorni, con prenotazioni di due o tre notti al massimo”. Cambiano i tempi, cambiano le abitudini: le ferie lunghe diventano un lusso sempre più raro.
Le cause del declino
Gabriele Manella, docente di Sociologia del turismo all’Università di Bologna, individua un “concorso di diversi fattori”: il caro-prezzi che colpisce località un tempo accessibili, i mutamenti della quotidianità che portano a vacanze più brevi e la crescita di alternative turistiche come il turismo lento o itinerante.
A Ostia si aggiunge il problema del degrado urbano. “Tanti stabilimenti sono stati chiusi e abbandonati, ora sono casa di qualunque sbandato voglia entrarci”, denuncia Gabriele de La Conchiglia. Il commissariamento ha fermato eventi e manifestazioni che un tempo attiravano visitatori.
Il governo nega la crisi
La ministra del Turismo Daniela Santanchè respinge l’allarme: “Parlare di crisi del turismo di agosto è allarmistico e fuorviante. I primi due mesi estivi hanno visto l’Italia al top del mercato Mediterraneo”. I dati ufficiali parlano di un 48% di saturazione a giugno e oltre il 43% a luglio, con tariffe medie più basse rispetto a Grecia e Spagna.

Paradossalmente, mentre le spiagge si svuotano, le località di montagna registrano il tutto esaurito. L’assalto alle Dolomiti è tale che il Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici ha chiesto provocatoriamente di rinunciare al riconoscimento Unesco. Cambiamento climatico, moda degli influencer o semplice ricerca di alternative al mare tradizionale?
Un futuro incerto
Il professor Manella invita alla cautela: “Aspetterei prima di dire che il modello romagnolo è in crisi. La Riviera ha superato l’impatto della mucillaggine nel 1989, credo che continuerà a essere competitiva”. Ma i segnali di un cambiamento profondo ci sono tutti: prezzi insostenibili per molte famiglie, vacanze più frammentate, ricerca di esperienze diverse dal tradizionale “mare e ombrellone”.
L’estate 2025 potrebbe essere ricordata come un punto di svolta per il turismo balneare italiano. La domanda è se il settore saprà adattarsi ai nuovi tempi o se continuerà a guardare nostalgicamente agli ombrelloni pieni di un tempo che forse non torneranno più.