Questa volta ho voluto fare qualcosa di diverso. Ho voluto intervistare un mio amico Napoletano tifoso del Napoli, facendogli qualche domanda riguardante la sua squadra del cuore. La storia del Napoli mi ha sempre affascinato, il mito di Maradona, la sofferenza in Serie C e la rinascita. Napoli: una città stupenda, calda d’amore dei propri abitanti, odiata e criticata da tutti; l’azzurro del cielo indossato da tutta quella gente che “circano dint ’a nu pallone nu poco ‘e pace ppu juorno nuove, ca se chiamm libertà”, mi ha fin da bambino mosso il cuore e spinto oggi a scrivere di Napoli e del Napoli attraverso gli occhi di un tifoso.
Carissimo, facciamo le presentazioni:
“Mi chiamo Esposito Gennaro, ho 31 anni e sono nato a Napoli; attualmente vivo a Napoli, a San Giovanni a Teduccio”
Gennaro, qual è il primo ricordo che hai del calcio?
“Il mio primo ricordo è quello di quando io e mio fratello giocavamo da piccoli con il pallone di spugna nella nostra cameretta, a casa di mia nonno o ovunque fosse possibile. Le prime partite invece viste in televisione sono quelle dell’Italia durante i mondiali di Francia ’98, le guardavamo tutti a casa tua al mare con Giuseppina che ci faceva i panzerotti, ti ricordi?”. (mi viene da piangere, non tanto per Francia ’98 ma per i panzerotti di Giuseppina, non avete idea di quanto ca**o erano buoni quei panzerotti).
Perché tifi Napoli? Quando hai iniziato ad appassionarti alla tua squadra? Chi ti Ha trasmesso questa passione?
“Tifo Napoli perché sono Napoletano e vivo a Napoli, non c’è un motivo preciso: è come quando ami una persona, la ami e basta. Ho iniziato a seguire tutte le partite del Napoli quando retrocedemmo in Serie C. Non so bene dirti chi mi ha trasmesso questa passione: la mia famiglia, i miei conoscenti, la Città. Forse ciò che ha influito di più sono stati i colori, l’azzurro del cielo e del mare della città.”.
Parlaci della tua città, del tuo quartiere e della squadra del cuore
“Per il Napoli, così come per la città, provo un amore profondo. Difficilmente un tifoso del Napoli non ama la propria città. Penso che però la nascita di questi due sentimenti sia indipendente l’uno dall’altro. Ho un sacco di amici napoletani ma tifosi di altre squadre, non per questo non vanno rispettati, è una loro scelta che non condivido ma rispetto. Sono fiero di essere napoletano e sono fiero di tifare i colori della nostra città. Amo il mio quartiere, non vorrei andarmene mai, qui ho radici profonde in questa.
Napoli è una città particolare, soffre di tantissimi problemi come la maggior parte delle città italiane. In Campania come in tutto il sud mancano servizi, strutture, di fatti manca lo stato. Da fuori può sembrare che si viva male ma, sarà che sono nato qui o sarà che sono abituato, vivo piuttosto bene. Probabilmente farei fatica a vivere in un’altra città. Sicuramente il problema principale della città di Napoli è la criminalità, quella criminalità per cui noi spesso chiudiamo un occhio: parcheggiatori abusivi, bambini che lavorano, baby gang, lavoro in nero, piccoli reati che a Napoli sono quasi considerati la normalità. Siamo visti male da quasi tutta Italia; personalmente non so perché. Penso sia diventata una moda quella dell’odio verso Napoli e le mode sono difficili da eliminare.”
Cosa vuol dire forza Napoli? Quali sono stati i campionati di maggiore effetto?
“Tifare Napoli è sofferenza. Vuol dire sostenere la squadra nel bene e nel male. Non vedere l’ora che giochi la prossima partita. E’ importante sottolineare che personalmente il Napoli è soprattutto un momento di aggregazione famigliare.
Il Napoli che ho preferito è stato quello di Sarri. Il gioco, il significato che aveva preso la squadra. Sarri era il comandante che lottava con foga contro le grandi potenze delle squadre del nord. Ho amato quel Napoli non tanto per il gioco espresso, che comunque ha influenzato parecchio, ma per la profonda unione tra squadra, allenatore e città, lottavamo tutti insieme e tutti insieme speravamo in qualcosa di grande. Devo dire che ho goduto anche con il Napoli di Mazzarri, una squadra fatta di giocatori mediocri che però metteva il cuore in tutte le partire.”
Come hai vissuto il passaggio di Higuain alla Juventus?
“Mi ha dato fastidio il modo in cui è successo. Le visite mediche di nascosto, il silenzio, le varie dichiarazioni scomode. E’ stato un tradimento imperdonabile, una scelta infelice che non riesco a comprendere. Andare a giocare per una diretta rivale è una cosa che moralmente non si fa, se poi quella rivale si chiama Juventus, è la peggiore cosa che tu possa fare.”
Parliamo dell’addio e del successivo passaggio di Sarri alla Juve
“Sarri era il nostro condottiero, O’ vulev ben. L’addio non l’ho preso malissimo, avevamo raggiunto il massimo che potevamo raggiungere, il nostro picco di prestazione: abbiamo fatto 91 punti. L’addio in sé ci sta, cerchi nuove esperienze allenando squadre che possono puntare più in alto.
Il passaggio alla Juve è stata una delusione totale, più che la rabbia è la delusione. Evito di guardare le sue conferenze stampa, mi dà fastidio. C’è stata una simbiosi tra lui e il popolo Napoletano, poteva sicuramente evitare. La scelta di Sarri ha creato una ferita che rimarrà ancora per un bel po’. E’ andato ad allenare la squadra che ha aspramente criticato in conferenza stampa, quella a cui a mostra il dito medio, quella a cui imputava come parte del sistema calcistico Italiano. Non trovo altri aggettivi se non tradimento.
Lo scontro tra Napoli e Juventus va oltre il calcio, è la rappresentazione dello scontro tra i popoli del Nord e quelli del Sud. Da una parte Torino con l’industria, la potenza economica. Dall’altra Napoli che rappresenta la parte debole dell’Italia, il ceto basso. E’ una sfida tra Il padrone e gli sfruttati, una sorta di lotta di classe. Sì stiamo parlando di calcio, ma il calcio spesso rispecchia la società.”
Vuoi dire qualcosa su Quagliarella?
“Niente da dire, lo abbiamo tratto male, forse peggio di Higuain perché Quagliarella è napoletano ed è tifoso del Napoli. Abbiamo sbagliato, non potevamo immaginarci che dietro al trasferimento c’era quella storia assurda. I sentimenti per Quagliarella sono ovviamente cambiati, sarebbe bello rivederlo a qui a Napoli. Purtroppo è successa una cosa impensabile, abbiamo sbagliato.”
Maradona che posto occupa nel tuo cuore?
“Il giocatore più forte di tutti i tempi, il simbolo del Napoli di sempre. Se tu chiedi ad un Napoletano di dirti il giocatore più rappresentativo della storia del Napoli ti dirà Maradona. E’ colui che ci ha portato a vincere due scudetti e la Coppa Uefa. Anche ai tempi di Maradona c’era lo scontro con la Juve di Platini. Non ci ha mai tradito, una volta andato via da Napoli è andato a giocare all’estero. Ci ha fatto uscire dall’anonimato, regalandoci ciò che non eravamo mai riusciti a vincere. Continua a rimanere fedele e grato alla città di Napoli e rimarrà per sempre un simbolo della squadra e della città.”
Il tuo ricordo più bello? E quello più brutto?
“Premetto, non ho mai visto il Napoli di Maradona. Il ricordo calcistico più bello della storia recente del Napoli è stato il goal di Koulibaly al ’90 contro la Juventus, quando abbiamo vinto 0-1 a Torino. Di fatto non ha portato alla vittoria dello scudetto ma ci ha dato la sensazione forte che quell’anno fosse finalmente quello buono. Il ricordo più brutto a livello di partite è stato quando siamo stati eliminati dal Chelsea nella prima stagione di Champions League. A livello umano è stata l’ufficialità dell’Addio di Hamsik. E’ stato un momento davvero triste, l’ho vissuto male. Ha rappresentato quello che Maradona ha rappresentato negli anni 80, era il nostro capitano, lo sento ancora come il nostro capitano.”
Come vedi il futuro?
“Penso che la situazione del Napoli si sia stabilizzata. Per il futuro prossimo, continueremo ad essere una delle squadre più forti d’Italia e andremo a giocare in Europa. Colmare il gap con la Juve richiederebbe uno sforzo economico troppo importante che De Laurentis non è disposto a fare. Il sogno è ovviamente quello di vedere la vittoria di uno scudetto. Spero che il presidente investa di più sulla squadra con giocatori di un certo calibro.”