Escalation aggressioni ai medici: le misure allo studio per fermarla, 16mila nel 2023

Dall’arresto in flagranza differita al Daspo, aumentano gli appelli lanciati dal mondo della sanità per arginare la furia dei “giustizieri”.

Roma – Le aggressioni ai medici e al personale sanitario negli ospedali, da Nord a Sud, sono ormai all’ordine del giorno. La spedizione punitiva di Foggia, dove una cinquantina di persone tra parenti e amici di una 22enne morta dopo un intervento chirurgico è un orrendo copione che ha avuto una replica a Pescara. Al Santo Spirito una quarantina di “giustizieri” tra uomini e donne, hanno fatto irruzione nel reparto di Oncologia e preso d’assalto i corridoi insultando e minacciando pesantemente medici e infermieri. A scatenare il caos la morte di un 60enne, ricoverato in Oncologia per una grave patologia. E ancora, in poche ore aggressioni al personale sanitario in due diversi ospedali a Genova e in un pronto soccorso di Reggio Calabria. La situazione è ormai fuori controllo. Un bollettino di guerra.

Nel 2023 – secondo i dati dell’Anaao-Assomed – le aggressioni sono state infatti ben 16mila, di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne. Secondo il sindacato degli infermieri, Nursing Up, “calci e i pugni sembrano essere addirittura finiti in fondo alla vergognosa classifica delle tipologie di violenza. Ai primi posti ci sono addirittura i tentativi di strangolamento, le tirate di capelli, i calci altezza volto stile arti marziali, mentre abbondano, all’insegna del terrore puro, le minacce di morte verbali e addirittura la comparsa di una pistola, per fortuna giocattolo, come avvenuto il 23 agosto scorso al Serd di Anzio, senza dimenticare la mazza da baseball che ha seminato il terrore il 16 agosto al pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare“.

L’aggressione ai medici di Foggia

Per correre ai ripari, il ministro della Salute Orazio Schillaci, dopo una riunione con tutti gli Ordini professionali sanitari ha comunicato che è allo studio una misura per arginare l’escalation: arresto in flagranza anche differito. “A breve ci sarà un confronto anche con le parti sindacali di categoria”, ha detto. Ma il tempo stringe e le aggressioni aumentano. Anche all’ospedale di Vibo, nei mesi scorsi, si sono verificati diversi casi di medici ed infermieri aggrediti da pazienti o da loro familiari. Ecco perché il prefetto Paolo Giovanni Grieco ha preso la decisione: l’esercito vigilerà sull’ospedale di Vibo Valentia. Decisione che rientra in un piano di rimodulazione dei servizi di vigilanza già operati dall’Esercito su obiettivi sensibili nel territorio vibonese nell’ambito dell’operazione ‘Strade sicure’.

E dopo l’aggressione shock all’ospedale di Foggia tutto il personale sanitario che opera negli ambulatori di famiglia, nei servizi specializzati e nei reparti ospedalieri della provincia, ha annunciato che incrocerà le braccia. La proposta di sciopero è stata annunciata dalla Federazione dei medici di medicina generale, in segno di solidarietà al personale sanitario che mercoledì sera è stato aggredito. Non solo, il policlinico pugliese preso di mira con tre aggressioni nel giro di pochi giorni, ha spinto il direttore generale Giuseppe Pasqualone a lanciare l’ultimo grido d’allarme: “Se continuiamo così finiremo per chiudere il pronto soccorso perché rimarremo senza medici, infermieri e operatori sanitari”, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa.

Un’altra aggressione a Bari

Così si moltiplicano gli appelli lanciati dai protagonisti della sanità, dagli Ordini dei medici ai sindacati di categoria fino alla Federazione delle asl e ospedali, la Fiaso. Una levata di scudi che ha portato anche diverse proposte, vecchie e nuove, per arginare le violenze che hanno come bersaglio chi salva le vite. L’ultima in ordine cronologico è una proposta di legge del senatore FdI Ignazio Zullo e prevede una sorta di ‘daspo’, una esclusione a tempo determinato dalle cure gratuite nel Ssn per chi si rende autore di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario. L’obiettivo, si legge nella Ddl, è “lanciare un messaggio forte e chiaro sulla gravità di talune manifestazioni violente in ambito sanitario” e dall’altro a “costituire un fattore di deterrenza”.

Il sindacato degli infermieri Nursing Up chiede invece “l’immediata presenza dell’esercito negli ospedali e la convocazione urgente del Comitato dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del Viminale”. Il sindacato ha anche ricordato che “nel mese di agosto, che ci siamo appena lasciati alle spalle, abbiamo calcolato ben 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni”. I sindacati dei medici si sono detti “pronti ad abbandonare gli ospedali” se non ci saranno “misure urgenti” contro le aggressioni e chi le commette. L’Anaao e Cimo chiedono “un piano straordinario di riforma del sistema delle cure e dell’emergenza” e nell’immediato “un incontro con il ministro della salute affinché vengano condivise misure urgenti che possano fare da deterrente a questi raid insensati”.

Applicare “l’istituto dell’arresto in flagranza differita anche nei confronti di coloro che commettono atti di violenza contro il personale sanitario” è invece il suggerimento del presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. Ma non solo “chiediamo che le strutture ospedaliere, le strutture sanitarie siano video-vigilate in modo tale da applicare agli aggressori le pene previste dalla legge”, ha evidenziato Anelli. L’istituto della flagranza differita “fu introdotto per contrastare la violenza in occasione delle manifestazioni sportive. E Schillaci sembra propendere per questa proposta. La Fiaso punta invece ad “un’azione determinata da parte delle forze di polizia e della magistratura con norme operative che consentano di procedere con l’arresto immediato dei responsabili.

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