Emissioni auto, l’Europa frena

Il Consiglio Ue accoglie i rilievi di otto Paesi (Italia compresa) e ammorbidisce la linea rigorista della Commissione.

Roma – Respirano i portafogli, un po’ meno i polmoni. Bruxelles ha deciso di graziare i motori diesel e benzina, la cui fine per altro è stata già sentenziata per il 2035, che potranno continuare ad inquinare nei limiti imposti dallo standard Euro 6, senza sottostare ad ulteriori restrizioni.

In un momento delicato per il settore auto, il Consiglio Ue a guida spagnola ha deciso di accogliere i rilievi di quegli stati, tra i dubbiosi c’era anche l’Italia, che paventavano una ricaduta negativa in termini di produzione e occupazione se la Ue avesse confermato il pugno di ferro sui limiti alle emissioni inquinanti come deliberato dalla Commissione.

Euro 6d Temp, l’ultima omologazione

Il compromesso ha partorito un Euro 7 più somigliante ad un Euro 6 bis, che accoglie in pieno i rilievi delle case produttrici. Un passaggio forzato a standard Euro 7 più stringenti – sostenevano le aziende – avrebbe di fatto reso i propulsori benzina e diesel non più remunerativi, decretandone lo stop commerciale anticipato rispetto a quello legale, fissato nel 2035. La via mediana scelta a Bruxelles dovrebbe così scongiurare ulteriori aumenti dei prezzi di listino ed evitare – questo sempre a detta dei costruttori – che i produttori siano obbligati a stornare investimenti dalla transizione all’elettrico per modificare i motori esistenti.

Pur mantenendo i limiti di emissione stabiliti dal precedente regolamento, Euro 7 stabilisce un tempo minimo per la durata delle batterie delle auto elettriche, oltre a prevedere requisiti più severi sulla durata dei veicoli. Dispone inoltre che il controllo delle emissioni dovrà consistere in un “monitoraggio continuo” condotto attraverso “tecnologie avanzate”. Il regolamento per la prima volta intende limitare anche le emissioni prodotte dai freni e dai “parametri relativi alle emissioni di microplastiche causate dagli pneumatici”. 

Ma la novità più importante è rappresentata dalla moratoria concessa sui tempi di applicazione delle nuove regole: da 24 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento per le auto e i furgoni si è passati a 30 mesi per i nuovi modelli e a 42 mesi per le nuove immatricolazioni di modelli esistenti già omologati. Per i veicoli commerciali pesanti si prevedono 48 mesi per i nuovi modelli e 60 mesi per i veicoli nuovi. Per auto e furgoni la proposta iniziale della Commissione indicava rispettivamente metà 2025, per i veicoli pesanti metà 2027, periodi decisamente più stretti.

Ambientalisti sul piede di guerra, i petrolieri gongolano

Il testo del Consiglio, approvato a larga maggioranza (contrari solo Germania, Austria e Lussemburgo, astenuti Danimarca e Paesi Bassi), è stato accolto in modo positivo dai paesi che avevano puntato i piedi rispetto alla formulazione iniziale e con evidente sollievo dai produttori. Masticano amaro, invece, le associazioni ambientaliste.

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