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Emiliano resta al suo posto, e spunta la disputa tra governatori dopo il caso Toti

Parte la battaglia tra Fi-Fdi e il Pd, a colpi di accuse reciproche e mettendo a confronto il caso Puglia e ciò che è accaduto in Liguria.

Roma – A poche ore dal “salvataggio” di Michele Emiliano che resta al suo posto – la mozione di sfiducia del centrodestra nei confronti del governatore pugliese è stata respinta – le polemiche non si placano. E spunta una disputa tra centrosinistra e centrodestra sui governatori: Emiliano e Giovanni Toti. Soltanto che quest’ultimo è agli arresti domiciliari. A lanciare l’amo era stato il vicepremier e leader di Fi Antonio Tajani, sottolineando che sull’arresto di Toti poteva avvenire con tempi diversi. “Forse si poteva intervenire due mesi fa, il giorno dopo le elezioni…”, ha detto Tajani sottolineando che le vicende giudiziarie pugliesi e genovesi sono diverse. “Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss”, ha detto il vicepremier.

Nella disputa Puglia-Liguria il responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli va dritto al punto e non usa giri di parole: “Mentre la magistratura fa il suo corso e non spetta a noi sostituirci ai magistrati, politicamente Toti dice che dimostrerà la sua estraneità ad ogni accusa, Emiliano si è vantato da un palco di andare a parlare dalle famiglie dei boss mafiosi per consentire di fare politica. Se Toti avesse fatto questo gli avrei chiesto le dimissioni oggi stesso”.  Detto ciò, Donzelli fa notare che la politica chiede “massima chiarezza in questo caso esattamente come l’abbiamo chiesta in Puglia e Piemonte. Massima attenzione, perché quando si parla della gestione della cosa pubblica deve esserci massima trasparenza”. 

Giovanni Donzelli (Fdi)

Immediata la replica di Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, che si scaglia con il leader Fi: “Ha ragione il ministro Tajani a dire che il caso di Toti è profondamente diverso rispetto a quello montato ad arte sul presidente Emiliano, perché per il governatore ligure c’è stato un arresto, ci sono dei capi d’imputazione gravissimi ed elementi emersi dalle indagini che fanno pensare ad un contesto di malaffare e ad abitudini corruttive ben consolidati. Niente di ciò, invece, sussiste per Emiliano”. E ancora: “strappa un sorriso, poi, la richiesta del ministro di ‘non strumentalizzare le vicende giudiziarie’, considerato che la sua forza politica e tutto il centrodestra pugliese non fa altro da mesi”.

Nella battaglia Toti-Emiliano entra in scena anche Matteo Renzi che “Siamo garantisti anche con Michele
Emiliano. E vogliamo mandarlo via per ragioni politiche, non per le indagini pugliesi. Il governatore pugliese è stato salvato dal voto di Cinque stelle e Azione. Se Conte e Calenda avessero votato per mandare a casa Emiliano, come ha fatto Italia viva, oggi il presidente della Xylella, del no Tap, del no Ilva, del Pd sesta stella non sarebbe più il presidente della Puglia. Tutti bravi con gli slogan: poi, però, Emiliano viene salvato da Cinque stelle e Azione. La matematica non mente”.

Matteo Renzi

Interviene anche la dirigente di Italia Viva Teresa Bellanova, candidata alle europee con la lista Stati Uniti d’Europa nella circoscrizione Sud. “Giuseppe Conte e Carlo Calenda si sono dimostrati delle perfette stampelle del sistema Emiliano. Un sistema attorno al quale nella regione Puglia ogni cosa sembra
risolversi in questioni di potere. Ieri avremmo potuto mettervi fine, ma ormai soffia sempre più forte il tanfo insopportabile del trasformismo, della cattiva politica, dell’incoerenza. E così, puntuale, nel momento del bisogno, alla prova del voto di fiducia, non è mancato al governatore l’aiutino dei consiglieri di Azione, del M5S, del Partito Democratico. Tutti impegnati in una corsa a nascondere la polvere sotto il tappeto”.

Il deputato di Fratelli d’Italia Saverio Congedo aggiunge che “la mozione di sfiducia presentata dai consiglieri regionali del centrodestra in Puglia non sarà servita a mandare a casa il presidente Emiliano ma è stata utile per smascherare il bluff e il doppiopesismo del M5s”.

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