Emergenza carceri: Garanti, Anm e politica in pressing su Nordio, trovi soluzioni

Alla Camera seduta straordinaria su suicidi e sovraffollamento nei penitenziari. I magistrati aprono alla liberazione anticipata.

Roma – “Abbiamo ricordato al ministro Nordio i dati ufficiali del Dap con oltre 23.000 detenuti che si trovano in un regime detentivo senza attività trattamentali significative. Non hanno ore di socialità fuori dalle sezioni, non hanno percorsi di inclusione ma di mera sicurezza. In questo quadro abbiamo sottolineato che non servono tanto nuove celle o stanze di pernottamento, ma laboratori, officine, scuole, spazi di vita comunitaria sportiva e formativa. Non nuove carceri, ma carceri nuove”. Così Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza dei garanti territoriali dei detenuti, dopo l’incontro di ieri al ministero di via Arenula.

Tra i temi affrontati nell’incontro tra il Guardasigilli Carlo Nordio e i garanti dei detenuti anche la questione degli istituti penitenziari per minori. Secondo quanto riporta Samuele Ciambriello “ci sono state date rassicurazioni circa il fondo per le case famiglia protette per donne con figli, esaurito a dicembre 2024 e non più rifinanziato”. “Il ministro si è impegnato su questo fronte – aggiunge – e il fondo dovrebbe essere ripristinato con un milione e mezzo di euro in questi giorni”. È stata inoltre stigmatizzata la chiusura dell’unico istituto per detenute madri nel sud che è a Lauro (Avellino), a fronte di tre al nord (Milano, Torino e Venezia). 

In riferimento all’emergenza carceri e sovraffollamento, “il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a parte annunciare una serie di misure che non sono state mai applicate, a cominciare dalle nuove carceri, non ha fatto altro”, ha detto il vicesegretario dell’Anm, Stefano Celli, contattato da LaPresse. “L’ipotesi di costruire nuove carceri è un mito che serve solo a creare alibi per l’assoluta mancanza di iniziative di governo e maggioranza – aggiunge -. Ma non è realizzabile perché il personale non c’è e i soldi non ci sono”. “Premesso che il sovraffollamento non è l’unica causa dei suicidi in carcere, – aggiunge – i livelli di sovraffollamento degli istituti sono ormai intollerabili e i suicidi hanno una curva incrementale insopportabile. Per questo ormai tutti nell’Anm sono d’accordo sul fatto che sia necessaria una misura per decomprimere la situazione, e la liberazione anticipata speciale è una delle soluzioni per affrontare l’emergenza”.

“Una misura che allarga le maglie della liberazione anticipata per un periodo limitato ha il duplice vantaggio di far uscire subito un certo numero di persone, dando inoltre una prospettiva di speranza a tutti i detenuti che, nel periodo in cui si applica, possono guadagnare giorni con la buona condotta – spiega Celli -. L’Anm ha sollecitato in passato l’adozione di misure come questa. Detto ciò le misure vanno bene tutte purché funzionino e l’unica certezza è che il decreto Carceri, che da subito avevamo detto non avrebbe risolto il problema, in effetti non ha risolto proprio nulla, con una situazione che, mesi dopo la sua adozione, è sempre la stessa”.”Se non agiamo presto ci ritroveremo ad essere ancora condannati dalla Corte europea per i diritti dell’uomo”, conclude.

“Per affrontare il problema drammatico dell’emergenza carceraria è indispensabile uscire dagli schemi prestabiliti ed evitare di ridurre, come al solito, il problema a uno scontro propagandistico“, ha rilevato Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, nel corso della discussione sulle mozioni riguardanti la situazione carceraria.“La mozione che noi abbiamo presentato tocca tutti gli aspetti che sono attinenti all’emergenza: la polizia penitenziaria, gli educatori, gli psicologi. Tutti temi legati al sovraffollamento che rendono ormai impossibile la gestione degli istituti carcerari. Come ha scritto Gianni Alemanno in una lettera pubblicata oggi su l’Unità, ora serve uno sforzo trasversale per riportare le condizioni delle nostre carceri nel perimetro dei diritti tutelati dalla carta costituzionale”, ha concluso.

E ancora, il deputato Paolo Ciani, vicepresidente del gruppo Pd-Idp alla Camera, ha sottolineato: “In carcere in Italia si muore. 90 morti nel 2024, già 20 in questi primi mesi del 2025. Una situazione drammatica in cui l’aspetto del sovraffollamento è una realtà evidente con punte del 190%. Oltre i proclami, gli interventi previsti dal governo non stanno dando alcun risultato. Servono subito provvedimenti deflattivi per alleggerire almeno di 20 mila unità le presenze all’interno degli istituti di pena. Serve aria, sollievo per i detenuti e le detenute e per tutto il personale penitenziario che ogni giorno affronta questa immane difficoltà di gestione che come prima diretta conseguenza produce l’impossibilità di assicurare le condizioni minime di dignità, assistenza, supporto e cura delle persone in privazione della libertà e delle quali il nostro Stato è responsabile. Ogni giorno nelle nostre carceri si viola l’articolo 27 della Costituzione e tutte le norme che il nostro Ordinamento penitenziario del 1975 prevede in tema di esecuzione penale. Ma purtroppo la dottrina di questa maggioranza è: più reati, più pene e più carcere, alla faccia della rieducazione e dell’applicazione della Costituzione”. 

Per la deputata dem Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, intervenuta in Aula durante la seduta straordinaria sulla situazione nelle carceri, “Il ministro Nordio ha tutti gli strumenti per intervenire e migliorare la condizione delle carceri italiane ma non ha la volontà politica: tutte le promesse sono andate perse così come la figura del commissario straordinario per l’edilizia e della commissione di affettività. Ora da fonti della stampa sappiamo che sta pensando di acquistare moduli-container nei penitenziari che andranno ad occupare gli unici spazi per i trattamenti, la rieducazione e il reinserimento sociale”. “Il Pd – continua la parlamentare – non vuole cambiare l’articolo 41bis dell’ordinamento penitenziario italiano ma pensiamo che questo governo non possa ledere i diritti delle persone che perdono la libertà quando entrano in carcere. La Corte Costituzionale e la Corte europea dei diritti umani lo confermano: non possono esserci trattamenti inumani e degradanti”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa