Domenica di voto anche nella capitale Ankara, ma Istanbul è quella che importa di più al presidente Erdogan e all’opposizione.
Istanbul – Oggi 58 milioni di cittadini turchi voteranno per le elezioni locali, che in Turchia sono molto importanti: dovranno essere rinnovati i sindaci di oltre 4.000 città, decine di migliaia di consigli comunali e provinciali, più altre cariche minori. Si vota anche nelle tre più grandi città del paese: Istanbul, Ankara, la capitale, e Smirne, sulla costa del Mediterraneo. Le elezioni nelle grandi città sono molto attese, perché in tutte e tre è attualmente al governo l’opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan.
Gli esperti sono però concordi nel dire che soltanto l’elezione di Istanbul è cruciale e potrebbe avere un valore nazionale, e avere effetti sulla politica turca negli anni a venire, oltre che sulla carriera di Erdogan stesso. “Chi vince a Istanbul vince in Turchia”: la frase che per anni è stata tra le preferite del presidente turco descrive bene il clima in vista delle elezioni comunali di oggi. L’appuntamento arriva a 10 mesi esatti dalla vittoria alle presidenziali di Erdogan. E il leader turco, seppur riconfermato alla guida del Paese, ha smesso di ripetere la sopra citata frase dal 2019, quando, dopo 25 anni, il partito conservatore Akp da lui stesso guidato ha perso la metropoli sul Bosforo, finita in mano al candidato Ekrem Imamoglu, rappresentante del partito repubblicano Chp.
Cinque anni fa, un pò a sorpresa e grazie ai voti del partito filo curdo Hdp, Imamoglu si impose sul poco carismatico candidato scelto da Erdogan, il fedelissimo Binali Yildirim, vincendo per poco più di 10 mila voti in una città in cui i votanti sono circa 11.5 milioni. Un risultato che finì nel mirino dell’Akp, al punto che il partito di Erdogan andò in pressing sull’Authority turca che controlla e certifica i risultati e riuscì a ottenere la ripetizione delle elezioni. Ma la mossa si rivelò un boomerang per il leader turco: il candidato dell’Akp Yildirim finì sconfitto nella ripetizione e non per diecimila, ma per quasi un milione di voti.
Un episodio che dimostra quanto il momento elettorale sia vissuto con trasporto e partecipazione in un Paese in cui l’affluenza è costantemente sopra il 90%, ma che allo stesso tempo ha lanciato il vincente Imamoglu di diritto nel novero dei papabili alla presidenza turca. Condannato a due anni e mezzo per concussione a novembre del 2022, su Imamoglu sarebbe calata la scure dell’interdizione dai pubblici uffici se la sentenza fosse passata in giudicato. Circostanza che non si è verificata, ma Imamoglu lo scorso anno non ha potuto sfidare Erdogan alla presidenza comunque, osteggiato dall’allora segretario e poi candidato (sconfitto) Kemal Kilicdaroglu. Tuttavia è innegabile che se Imamoglu dovesse rivincere rilancerebbe con prepotenza la propria candidatura a guidare la Turchia nelle prossime presidenziali”.
Alle elezioni di oggi, Imamoglu è in lieve vantaggio nei sondaggi rispetto al suo principale avversario, Murat Kurum dell’AKP, ex ministro dell’Urbanizzazione e dell’Ambiente, scelto da Erdogan perché è stato una delle principali figure delle politiche di ricostruzione dopo il catastrofico terremoto che ha colpito la Turchia lo scorso anno. Se Imamoglu dovesse vincere a Istanbul, diventerebbe immediatamente il più forte politico d’opposizione da molti anni a questa parte, e un candidato naturale per le prossime presidenziali del 2028. Una sua vittoria, inoltre sarebbe quanto meno il segnale che una qualche opposizione a Erdogan esiste ancora.