L’iniziativa sperimentale del Comune mira a insegnare il rispetto e la gestione delle emozioni, coinvolgendo bambini e famiglie.
Genova – Un percorso di educazione affettiva e sessuale prenderà il via da gennaio in quattro scuole dell’infanzia comunali.
Si tratta di un’iniziativa sperimentale varata dal Comune proprio in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Il programma coinvolgerà 300 bambini tra i 3 e i 6 anni, prevedendo non solo attività dedicate in classe, ma anche momenti di confronto riservati ai genitori.
La sindaca Silvia Salis ha spiegato che il progetto risponde a una necessità reale: “È illusorio pensare che l’educazione affettiva non serva o che debba essere solo responsabilità delle famiglie” ha affermato, sottolineando come le istituzioni pubbliche debbano assumersi un ruolo chiaro. Secondo Salis, si tratta di “Un passo semplice ma molto significativo”, soprattutto in un periodo che definisce complesso per il Paese.
Le prime scuole coinvolte nella sperimentazione saranno la Firpo di Sampierdarena, la Mazzini di Castelletto, la Monticelli del Lagaccio e la Santa Sofia nel centro storico.
L’assessora alle Politiche dell’Istruzione Rita Bruzzone ha presentato il progetto come una risposta concreta alla ricorrenza del 25 novembre: “Questa giornata non dovrebbe esistere, ma dobbiamo trasformarla in un’azione educativa”. Bruzzone ha spiegato che il percorso verrà costruito insieme alle famiglie e prevede la presenza di personale specializzato che proporrà ai bambini letture, laboratori e attività ludiche per favorire la consapevolezza del proprio corpo e del rispetto verso gli altri.
Dai dati del centro antiviolenza Mascherona, emerge che l’85% delle donne che si rivolgono ai servizi ha vissuto esperienze di violenza domestica. “Spesso è qualcosa che passa da una generazione all’altra” ha sintetizzato la responsabile, Manuela Caccioni, evidenziando quanto sia importante per i più piccoli imparare a riconoscere le emozioni e comprendere che esistono alternative alla violenza.
L’intero progetto nasce da una mozione presentata due anni fa in Consiglio comunale, proprio da Bruzzone, allora membro della minoranza, e approvata all’unanimità. La sindaca Salis ha ribadito la sua posizione: “Un’educazione affettiva precoce è indispensabile”. E ha aggiunto che il linguaggio, i modelli culturali e le difficoltà delle donne nel loro percorso di emancipazione rappresentano una responsabilità collettiva: “Partiamo da 300 bambini, ma vogliamo coinvolgerne molti di più. Dai territori può nascere un vero cambiamento culturale capace di contrastare il populismo che sta dilagando”.