È morto l’attore francese Philippe Leroy, l’aristocratico prestato al cinema

Malato da tempo, aveva 94 anni. Uno dei divi d’Oltralpe più popolari in Italia, in tv fu Leonardo da Vinci e il vescovo di Don Matteo.

Roma – Quasi 200 apparizioni tra film e sceneggiati, da “Il buco” di Jacques Becker (1960) fino agli ultimi successi come Vescovo di Terence Hill nella fiction “Don Matteo”. Philippe Leroy, l’aristocratico prestato al cinema, è morto ieri sera a Roma dopo una lunga malattia. Aveva 94 anni e l’Italia era la sua seconda casa. Nato a Parigi il 15 ottobre del 1930, Philippe Leroy-Beaulieu era erede di una famiglia aristocratica con sei generazioni di soldati e ambasciatori alle spalle. Sdegnoso del suo titolo di marchese, a 17 anni si imbarcò come mozzo su una nave per l’America alla stregua di un personaggio di Joseph Conrad. Tornato in Francia, entrò nella Legione Straniera e andò a combattere in Indocina ed Algeria, arruolato come paracadutista.

Dall’Algeria tornò pluridecorato, ma decise di abbandonare la carriera militare e trovare un lavoro. Uno qualsiasi, anche in un circo (lavorava con i cavalli) o come navigatore di imbarcazioni off-shore. Un parente gli aprì la strada nel cinema, la carriera d’attore iniziò con il regista Jacques Becker: colpito dal suo fisico asciutto, dall’aria di chi ha visto il pericolo da vicino e conosce le armi, lo arruolò nel cast del film “Il buco” (1960) nella parte di un detenuto che tenta la fuga dal carcere, un criminale, ma umano e pieno di dignità. Seguirono altre  interpretazioni in Francia, ma, soprattutto, dal 1961 prese a lavorare prevalentemente in Italia, dove partecipò subito a due film che esemplificano i suoi principali ruoli futuri: “Caccia all’uomo” di Riccardo Freda, in cui interpreta un bandito ricercato e poi catturato dalla polizia; “Leoni al sole” di Vittorio Caprioli, liberamente ispirato al romanzo “Ferito a morte” di Raffaele La Capria.

Da allora, sia nei film commerciali sia in quelli d’autore, e anche nelle numerose produzioni televisive (cui prese parte fin dai primi anni Settanta), Leroy alternò parti di cattivo puro con altre di aristocratico decadente. Nel corso degli anni Novanta, oltre a lavorare in  televisione, ha interpretato piccoli ruoli in film come “Nikita”  (1990) di Luc Besson, “Il ritorno di Casanova” (1991) di Edouard  Niermans e “Mario e il mago” (1993) di Klaus Maria Brandauer. Nel 1999 ha partecipato alla commedia “Il pesce innamorato” di Leonardo Pieraccioni e nel 2001 al drammatico “Vajont – La diga del disonore”  di Renzo Martinelli. Il grande pubblico lo ricorda anche per il ruolo del vescovo nella fiction “Don Matteo” al fianco di Terence Hill, sette episodi in onda su Rai1 nella stagione 2008-2009.

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