Il conduttore tv: “Proibire il confronto è una sconfitta della democrazia”. L’ira di Fratelli d’Italia: “Basta far perdere tempo al premier”.
Roma – Salta il duello Meloni-Schlein nel salotto Rai di “Porta a Porta” e Bruno Vespa va subito all’attacco per l’occasione perduta. Un confronto che avrebbe catalizzato l’attenzione degli italiani sulle due donne più in vista della politica: la premier e la segretaria dem, nemiche giurate, ma che da mesi si lanciavano la sfida. “Ho peccato di ingenuità perché c’era un precedente che mi riguardava: il mancato confronto Letta-Meloni del 2022. Deluso? Non tanto per me, – replica Vespa – ma non mi pare una vittoria della democrazia quando s’impedisce a una premier di confrontarsi con la leader dell’opposizione”.
“Nel caso Letta-Meloni – aggiunge – è stato impedito anche quando era misto. Il punto è che la legge sulla par condicio ormai è un nonsenso che nessuna forza politica finora, pur volendo, è stata in grado di modificare. I partiti che erano favorevoli al confronto erano quattro e rappresentavano il 63,32% in Parlamento. Per l’Agcom avrebbero dovuto essere almeno cinque. In quel caso il duello sarebbe passato anche se quei partiti avessero rappresentato, che so, il 30%”. Quale criterio avrebbe dovuto prevalere “non sta a me dirlo – aggiunge – Ho rispetto per l’Autorità, che peraltro non mi ha mai sanzionato. Non faccio critiche. È tutto l’insieme che non va”.
Il conduttore tv fa notare che “il clima di contrapposizione c’è sempre stato. La questione è che la legge sulla par condicio fu introdotta per impedire a Berlusconi premier di esercitare il suo strapotere sulle tv. Oggi non ha senso”. Le minoranze “sono sempre state tutelate. Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, è sempre stato presente in tv, sia pure per pochi minuti”. Rispetto all’ipotesi di un confronto tutti contro tutti
afferma: “Ma le pare che un premier debba andare a confrontarsi con tutti i partiti grandi e piccoli? Cosa ci guadagna? Va bene tutto, ma si sta esagerando. Non si farà mai”. Telemeloni? “Rispondo con i fatti. Che sia un moderato dalla nascita è reale. Ma chiunque sia venuto ospite da me non si è mai lamentato. Veda Schlein”.
E ancora Vespa sferra un secondo attacco: “Ci è stato proibito il confronto tra due donne che per la prima volta nella storia italiana sono al vertice nei rispettivi ruoli. E’ una vittoria della democrazia? Non ne sono convinto. Tutte le forze politiche – puntualizza – hanno sempre avuto e sempre avranno il giusto spazio nelle nostre trasmissioni. E nel 2024 i quattro partiti favorevoli al confronto (FdI, Pd, Lega e Stati Uniti d’Europa ) rappresentano il 63.32 per cento delle forze parlamentari. L’esasperazione della par condicio non giova a nessuno. Non a caso i tecnici ne invocano da tempo la revisione. Si avrà il coraggio di farlo?”.
Sulla decisione presa dalla Rai dopo i paletti fissati dall’Agcom insorge anche Fratelli d’Italia: “Giorgia Meloni è stata il primo presidente del Consiglio che ha dato disponibilità per un confronto con la principale forza politica di opposizione in vista di un importante appuntamento elettorale”, sottolineano i parlamentari di Fdi membri della Commissione di Vigilanza sulla Rai. “Purtroppo, l’Agcom ha fatto sue le argomentazioni di chi ha voluto impedire questo confronto. Ne prendiamo atto – fanno notare – e confermiamo la disponibilità al confronto attraverso i propri rappresentanti politici, senza far perdere ulteriore tempo al Presidente del
Consiglio”.
Sul punto interviene critico anche il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, secondo il quale la scelta di Agcom di non far svolgere il confronto tra la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein “è stata” un esempio di “bassa cucina politica” e la presidente “non si è certamente sottratta al dibattito”. Un dibattito, insiste, che “avrebbe arricchito la democrazia”, ma la scelta di non svolgerlo “non è stata della presidente Meloni” e neanche del “candidato della sinistra”, ha sottolineato. Sulla revisione delle regole della par condicio interviene il deputato Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura di Montecitorio in quota Fratelli d’Italia.
“La par condicio così com’è – afferma Mollicone – rispecchia in maniera matematica la partecipazione
delle liste. Forse, bisognerebbe pensare ad ipotizzare una par condicio ponderata in base alla reale rappresentanza elettorale, che corrisponderebbe allo specchio della società civile”. Per garantire il rispetto della parità di trattamento, l’Agcom aveva posto come condizione che il format del confronto fosse
“accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento”: l’assenso però non è arrivato e la Rai ha quindi deciso di cancellare il ‘duello’.
Da qui la proposta di Mollicone di introdurre una sorta di par condicio ponderata sulla base dell‘ultimo
esito elettorale di riferimento: “In questo contesto – spiega il parlamentare di Fdi – il confronto tra i due maggiori leader sarebbe giustificato, fermo restando che a scalare si farebbe quello dei medi partiti e quello dei piccoli partiti. L’ipotesi, quindi, potrebbe essere la par condicio ponderata”.
E anche i dem non prendono bene la mossa dell’Agcom. “Prendiamo atto che c’è chi preferisce rinunciare a un confronto in prima serata, pur di negarlo alle due donne che guidano i primi due partiti d’Italia. Sarebbe stato un momento di chiarezza per il Paese”, recita, fredda, una nota. Schlein tiene aperta la porta per un confronto a due con Meloni “dovunque e in qualunque momento”, e il ragionamento che filtra è che anche se il confronto non c’è stato, la polarizzazione dello scontro in vista delle Europee tra la segretaria Pd e la premier è comunque nei fatti.