Il discorso di fine anno del premier Conte. Nessuna sbavatura e nessuna presa di posizione significativa. A parte la definizione di Salvini quale slabbratore delle istituzioni.
Più di due ore di conferenza stampa senza nessuna sbavatura. Neppure quando sarebbe servita, per provare a offrire una qualche caratterizzazione più compiuta al proprio ruolo. Conte bis, premier affidabile, europeista, moderato, prontissimo a correggere le storture del governo precedente. Il suo.
Un colpo al cerchio e uno alla botte, che per 140 minuti non è nemmeno così facile, va riconosciuto. Il rifiuto (tutto formale) dell’idea di un partito in proprio, la nomina di un paio di nuovi ministri (Azzolina alla scuola e Manfredi all’Università e Ricerca, che suddividere competenze così eterogenee non sarebbe poi una cattiva idea se solo si potessero moltiplicare proporzionalmente anche i fondi. Che non ci sono per un comparto: figuriamoci per due).
Poi l’equilibrismo sulla riforma della prescrizione, l’europeismo rivendicato, il pacato pacifismo sulla Libia, l’assunzione di una politica liberale “ma con garbo” sulle grandi tematiche aziendali, la frecciata restituita a Zingaretti (“i cimiteri sono pieni di persone indispensabili”), l’adesione alle critiche di Mattarella sui decreti sicurezza (“che vanno emendati”). Tante altre affermazioni, in una giornata di celebrazione del ruolo della stampa: Conte gentile con tutti, esplicito con nessuno.
Conte gentile con tutti, a parte che con uno, il nemico. Quel mefistofelico Salvini, che solo pochi mesi fa gli rinnovava costantemente la fiducia e che oggi, a domanda diretta circa la democraticità dello stesso, diventa il leader di una realtà dipinta così: “La Lega è una forza politica pienamente legittimata a partecipare al gioco democratico”, che già a volerlo precisare è tutto detto. “Quel che più mi ha meravigliato però è il modo in cui Salvini interpreta la sua leadership, che ritengo insidiosa, perché si ritiene sciolta da vincoli e chiede pieni poteri. In questo modo produce slabbrature istituzionali e veri e propri strappi”.
Amori che finiscono e riposizionamenti. Va bene tutto. Va bene che Giuseppe Conte ha sempre i capelli a posto e un’aria responsabile. Va anche bene che ognuno di noi comprerebbe da lui senza troppi problemi una macchina usata. La domanda è: quando cominceremo a valutare i nostri rappresentanti non solo dalle dichiarazioni dell’oggi, ma anche da quelle del ieri? Perché ieri Salvini e Conte discutevano insieme della distribuzione dei ministeri, forse sarebbe bene non dimenticarlo.
Il vero dramma – va riconosciuto – è che, nonostante la presenza di un Casalino sorridente in prima fila, non si possono comunque attribuire al premier eccessive colpe. Era stato scelto per rappresentare il governo più sgangherato del mondo ed è stato confermato per rappresentare il secondo governo più sgangherato del mondo. Forse, a ben vedere, il problema non è nemmeno lui.