Due miliardi e mezzo di lavoratori in pericolo per il cambiamento climatico

L’ultimo rapporto denuncia: sono 19mila i morti per gli incidenti sul lavoro per il forte calore, e ben 300mila le vittime in agricoltura.

Roma – Si respira un… brutto clima per la salute dei lavoratori! Se si pensa che un cittadino medio trascorre un terzo della vita al lavoro, vengono i brividi, soprattutto se si considera che il cambiamento climatico nuoce alla salute dei lavoratori astenersi. Sono le conclusioni a cui è giunta l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne.

Infatti, nel rapporto dall’emblematico titolo “Garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori nell’era del cambiamento climatico”, emerge un quadro a tinte fosche, anche per la carenza della normativa vigente. I dati emersi ci informano che il 70% della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di persone è sottoposto ai pericoli derivati dal cambiamento climatico. Ben 6,5% in più rispetto ad un rapporto di vent’anni fa. Ancora una volta, secondo un copione già scritto che si ripete all’infinito, a subire gli effetti più deleteri sono il lavoratori poveri (vatti a sbagliare), vittime…privilegiate di caldo estremo, siccità, uragani, incendi.

Secondo il rapporto, oltre ai lavoratori poveri, le altre vittime sono chi lavora nell’economia informale, gli stagionali e i dipendenti delle piccole e micro imprese. Tra gli effetti nocivi per chi è costretto a lavorare all’aria aperta, vanno contemplati quelli dei raggi ultravioletti, pesticidi, inquinamento atmosferico, malattie trasmesse da insetti. Tanto per completare un quadro nefasto, ogni lavoratore rischia di subire più danni se è vittima di molte minacce in contemporanea. Ormai le malattie che possono sorgere si conoscono a menadito, come un triste refrain: tumori, complicanze respiratorie e all’apparato urologico. Nella migliore delle ipotesi si possono verificare cronicità e/o disabilità. Nella peggiore, la morte. Splendida prospettiva, non c’è che dire! E’ una vera e propia carneficina. Infatti  l’inquinamento dell’aria ha provocato 860mila morti.

Inoltre, per il forte calore sono stati registrati 23 milioni di incidenti sul lavoro e quasi 19mila morti. Le radiazioni UV, causando il cancro della pelle, ne ha ammazzati 19mila. Infine, l’elenco funereo prosegue con le 300mila morti nell’agricoltura a causa dei pesticidi. E la tanta esaltata e venerata tecnologia, la dea per antonomasia, usata contro il cambiamento climatico, ad esempio pannelli solari, batterie al litio, può dare risultati peggiori per le sostanze tossiche presenti. Il rapporto si chiude, come tanti altri, spronando le istituzioni a modificare le lacunose legislazioni attuali, perché i prossimi anni saranno duri, in quanto il numero dei lavoratori esposti ai rischi del cambiamento climatica, non potrà che crescere.

E’ necessario assicurare la salute e la sicurezza sul lavoro, in un clima in continuo cambiamento ed essere pronti a rivedere le legislazioni a seconda dell’evoluzione dei rischi.  La prospettiva peggiore per i cittadini è l’inoperosità e la sordità delle istituzioni di fronte alle grida di dolore che provengano da vari parti. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa