Droga e stupri, Genovese rimane in galera. E presto tornerà alla sbarra

Niente affidamento terapeutico per l’ex imprenditore del web che durante la detenzione si è sposato. La moglie: “Mai pensato che fosse violento”.

MILANO – L’ex re delle start-up deve rimanere dietro le sbarre. Niente affidamento terapeutico, dicono i giudici del tribunale di Sorveglianza respingendo le richieste della difesa di Alberto Genovese, 46 anni, l’ex imprenditore del web condannato a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per due casi di stupro con uso di droghe e alcol su altrettante modelle che frequentavano Terrazza Sentimento, la nota residenza del manager a due passi dal Duomo di Milano. Alberto Genovese era tornato in carcere, a Bollate, lo scorso 13 febbraio dopo un periodo trascorso ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi dalla cocaina.

Genovese durante una festa in Terrazza Sentimento

Nel maggio scorso gli stessi giudici della Sorveglianza avevano deciso che l’ex imprenditore doveva rimanere detenuto per almeno altri 5 mesi, ovvero fino all’udienza del 27 ottobre scorso, perché prima di decidere sull’istanza difensiva di affidamento terapeutico in una comunità, si riteneva opportuna una valutazione psichiatrica, anche sulla “criminogenesi“, considerando che non era stata mai verificata la causa specifica dei reati e delle modalità di “estrema violenza” con le quali sono stati commessi. I magistrati hanno affidato all’equipe psichiatrica del penitenziario di Bollate la perizia su Genovese per individuare la cura più idonea per un’eventuale concessione dell’affidamento terapeutico, richiesto dagli avvocati Antonella Calcaterra, Salvatore Scuto e Davide Ferrari.

La relazione veniva regolarmente depositata e analizzata in ogni sua parte dai giudici Roberta Cossia e Giovanni Gerosa e da due esperti i quali hanno deciso di rigettare l’istanza difensiva. Genovese dunque dovrà rimanere ristretto sino a fine pena ovvero per poco meno di 4 anni. Ma i guai giudiziari per il gaudente imprenditore campano non sono finiti. L’uomo dovrà tornare alla sbarra il prossimo dicembre in occasione dell’udienza preliminare sul secondo filone d’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella e dai Pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, affidato agli uomini della Mobile meneghina, sempre per violenze sessuali perpetrate in danno di altre due ragazze con lo stesso sistema. Nel medesimo procedimento Genovese è anche imputato per intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico. Mentre Genovese si trovava ai domiciliari in clinica ha contratto matrimonio.

Villa Lolita a Ibiza

La moglie D. è una sua coetanea, plurilaureata, un lavoro di alta responsabilità in ambito economico e fiscale internazionale, con la quale l’imprenditore aveva avuto una precedente relazione sentimentale. I due si conoscevano da giovanissimi e da adulti si erano allontanati per poi ritrovarsi nel dicembre dell’anno scorso. La donna era già stata sentita dagli inquirenti poco dopo i fattacci del novembre 2020 quando Genovese veniva arrestato:

” Ci conosciamo da molti anni – aveva dichiarato D. al pubblico ministero Rosaria Stagnaro –  e non ho mai avuto a che fare con le feste a base di alcol e droga…A Villa Lolita io al pc in smart-working, lui feste e droga fino all’alba…Molti anni fa ho avuto una relazione con Alberto durata circa quattro anni. Il nostro è stato un rapporto normale, di tipo tradizionale, poi quando tutto è finito siamo rimasti amici…”.

I due si sarebbero visti spesso anche quando Genovese aveva iniziato un nuovo rapporto con Sarah Borruso, la sua fidanzata finita anche lei a processo e condannata a 2 anni e 5 mesi per violenza sessuale di gruppo a Ibizia, più esattamente a Villa Lolita. Insomma D. era rimasta vicina a Genovese ma non partecipava alle sue feste a base di sesso sfrenato, alcol e droga, preoccupandosi piuttosto del suo lavoro. La donna sapeva anche di un “incidente” a Terrazza Sentimento occorso ad una modella diciottenne, fatto questo riferito a D. dallo stesso Genovese durante una cena:

Genovese con Sarah Borruso

” Ad un certo punto lui ha detto a tutti che aveva avuto un problema alla fine della festa dei giorni precedenti – diceva D. agli inquirenti – Ha parlato di un gioco finito male con una ragazza che si era sentita male, che c’era stato l’intervento della polizia a seguito della denuncia della ragazza e che gli avevano sequestrato la casa… L’idea che ci fosse stata effettivamente violenza non mi ha mai sfiorata. Non ho mai visto Alberto come un uomo violento”. I fatti non le hanno dato ragione.

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