Dossieraggi: via libera capigruppo Senato a commissione monocamerale di inchiesta

Romano (Noi Moderati): “Presenteremo un apposito disegno di legge che preveda pene severissime, oltre a strumenti idonei di contrasto”.

Roma –  Via libera dalla capigruppo del Senato alla calendarizzazione in Aula della proposta di istituzione di una commissione monocamerale di inchiesta parlamentare sul dossieraggio ai danni di esponenti politici e cariche dello Stato. La decisione di calendarizzare la proposta è stata assunta all’unanimità dalla conferenza dei capigruppo. Lo ha reso noto il capogruppo di Italia Viva, Enrico Borghi, che ieri in Aula aveva per primo lanciato la proposta, al termine della riunione di oggi. “Verrà calendarizzata in prima commissione Affari costituzionali -ha detto il renziano-. Facciamo appello a tutte le forze politiche affinché la sottoscrivano”.

“Le vicende che stanno emergendo a seguito dell’iniziativa della Procura di Milano ma più in generale tutte le vicende di dossieraggio che si sono verificate con il prelievo di dati sensibili di cittadini, imprenditori, esponenti politici e altre cariche dello Stato contenuti in banche dati strategiche nazionali ha bisogno di una immediata risposta delle istituzioni”, ha ribadito Borghi.

Intanto Saverio Romano, coordinatore politico di Noi Moderati, ha annunciato durante il question time con il ministro della Giustizia la presentazione di un disegno di legge. “Con il termine ‘dossieraggio’ – ha detto – si fa riferimento ad una raccolta di informazioni a fini ricattatori. Un fenomeno inquietante che minaccia la vita della nostra democrazia, la sicurezza e la privacy dei nostri cittadini. Noi presenteremo un apposito disegno di legge per la tipizzazione di questo testo e che preveda pene severissime, oltre a strumenti idonei a contrastare questa pericolosa deriva. Pensiamo che questo reato sia efferato e che colpisca i diritti della persona e la sua privacy”.

Secondo fonti di governo, l’idea di intervenire con un decreto legge ah hoc allo stato attuale non sarebbe sul tavolo. “Abbiamo già fatto una legge”, è la riflessione che trapela. Il che non vuol dire però lasciare che tutto scorra. Riunioni e contatti sono all’ordine ‘dell’ora’ per capire quale sia la strada da battere per arginare un fenomeno che la stessa presidente del Consiglio ha definito potenzialmente eversivo. L’obiettivo è capire cos’altro si possa fare, quali pedine muovere su uno scacchiere ad alto rischio. A coordinare i lavori, ancora una volta, il sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano: dopo aver affrontato il caso Albania solo una settimana fa, è di nuovo chiamato a sbrogliare una matassa che molti, nel governo, considerano in conflitto con l’essenza stessa del concetto di democrazia. Al momento, però, l’idea di un provvedimento ad hoc non sarebbe sul tavolo.

Si ragiona piuttosto su un nuovo sistema alert più efficace e puntuale, con una task force già operativa al Viminale (anche il Garante Privacy ne ha istituita una). Un sistema, viene spiegato, teso a stanare non tanto gli hacker quanto piuttosto gli ‘infedeli’, ovvero coloro che hanno diritto di accesso al sistema -agenti, funzionari di Tribunali, privati che hanno vinto appalti per poter entrare in possesso di dati- ma usano le loro credenziali in modo indebito e truffaldino. Facendo scattare l”allarme’ più facilmente, ad esempio di fronte ad accessi ‘massivi’ o investigazioni su persone ‘sensibili’.

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