Con grande coraggio e sfidando un sistema fin troppo complice e connivente, un prete denuncia gli abusi sessuali di cui sarebbe stato vittima in seminario ad appena 14 anni. Il sacerdote si è opposto all’archiviazione e il nuovo processo si farà a breve.
ORISTANO – Confessa in chat ai suoi parrocchiani gli abusi sessuali subìti in seminario. Il prete sarebbe stato oggetto di attenzioni morbose da parte di altri sacerdoti quando era appena adolescente. Quello della pedofilia negli ambienti religiosi rischia di diventare, qualora non lo sia già, un perverso fenomeno dilagante ben più vasto di quello che si pensa. La linea “dura” di Papa Francesco potrà solo in parte evitare altre “vittime” ma occorre maggiore vigilanza negli ambienti monastici, nei seminari e in altri luoghi dove la convivenza forzata con persone dello stesso sesso induce a violenze su minori da parte di chi indossa una tonaca sporca esercitando ruoli di potere.
Ne sa qualcosa padre Paolo Contini, 42 anni, parroco delle comunità di Abbasanta, Ghilarza e Norbello, in provincia di Oristano, che ha denunciato le violenze sessuali subìte quand’era giovanissimo seminarista francescano. Una vicenda rivoltante che il prete sardo ha avuto il coraggio di sviscerare ai fedeli della sua parrocchia con determinazione e tanto coraggio:
”Voglio confessarvi una dolorosissima verità – ha scritto il don – normalmente sono io che ascolto le vostre confessioni ma ho deciso di mettermi io a cuore aperto davanti a tutti voi. Voglio confessarvi la verità, la dolorosissima verità che ha turbato il mio cuore in questi due anni. A metà dicembre del 2021, accidentalmente, sono venuto in possesso delle prove certe di un crimine che ho subito negli anni del mio seminario e senza alcuna titubanza ho immediatamente denunciato il pedofilo al mio vescovo”.
E già da qui si intuisce la serena volontà dell’uomo di chiesa di agire senza se e senza ma contro chi gli ha usato violenza:
” Avevo 14 anni – prosegue il parroco – quando l’incubo ebbe inizio e per anni ho dovuto subire inaudite violenze. In seguito alla mia prima denuncia, il pedofilo è stato condannato a due o tre mesi da trascorrere in Terra Santa. Al suo ritorno la diocesi di appartenenza lo ha promosso parroco di una parrocchia balneare, dove ogni anno transitano migliaia di bambini.
La mia non è una battaglia contro la Chiesa. Amo la Chiesa, la servo convintamente e voglio continuare a servirla fino all’ultimo giorno della mia vita terrena. La Chiesa è un corpo sano in cui possono sorgere cellule cancerogene: i pedofili. A breve inizierà un processo giudiziale penale e sicuramente sarò impegnato cuore e anima in questo percorso. Non abbandonerò il servizio alle nostre comunità e vi assicuro il solito impegno in ogni nostro appuntamento. Questa è la chiesa di Papa Francesco in cui non possono trovare spazio inutili timidezze, nel denunciare apertamente coloro che si sono macchiati di reati tanto odiosi come la pedofilia”.
Adesso se ne riparlerà durante il processo ma pare che i parrocchiani abbiano gradito la sincerità del loro pastore e in molti avrebbero approvato il suo comportamento. Di contro la risposta dell’arcidiocesi di Oristano, diretta da monsignor Roberto Carboni, arcivescovo metropolita, non si è fatta attendere:
”Innanzitutto – si legge nella nota a firma dell’alto prelato – è importante dire che ogni denuncia di abuso e ogni vittima va accolta e ascoltata. Per questo la Chiesa universale e anche l’Arcidiocesi di Oristano si stanno impegnando, attraverso il Servizio Nazionale e quello Diocesano per la tutela dei minori, affinché ci possa essere una attenzione ai minori attualmente a rischio di abusi e a tutti coloro che nel passato possono esserne stati vittima.
Detto questo sono necessarie alcune precisazioni in merito alla dichiarazione di padre Paolo Contini: il sacerdote a cui si attribuiscono gli abusi non è un sacerdote dell’Arcidiocesi di Oristano ma di un’altra diocesi della Sardegna. Padre Contini, a suo tempo, è stato da me accolto, ascoltato con attenzione e incoraggiato a formalizzare la sua segnalazione-denuncia; quindi, mi sono messo in comunicazione con il vescovo dell’altra diocesi dove vive il sacerdote segnalato, a cui si attribuiscono gli abusi. È iniziato così l’iter previsto in questi casi…”.
Iter conclusosi con un’archiviazione a cui don Paolo si è opposto non essendo soddisfatto delle pene canoniche comminate al supposto pedofilo. Il consesso ha accolto il ricorso di Contini ed istruirà un nuovo processo.