Traffico di esseri umani bloccato dalla polizia di Catania implicata organizzazione non governativa. L'anno scorso il Procuratore etneo Carmelo Zuccaro aveva ipotizzato il traffico illecito di uomini e donne provenienti dal Magreb con possibili implicazioni di note Ong
Catania – Arresti in tutta Italia a carico di diverse persone accusate di “traffico di esseri umani”. L’operazione è scattata all’alba del 12 giugno ad opera della polizia di Stato di Catania, coordinata dalla Procura distrettuale etnea, ed è estesa a tutto il territorio nazionale. Le manette sono scattate nei confronti di un gruppo criminale specializzato nell’attività di “human trafficking”. L’operazione, denominata “Promise land”, è scattata al termine delle indagini avviate dalla Questura di Catania dopo lo sbarco di migranti avvenuto nel porto del capoluogo etneo il 7 aprile 2017 dalla motonave Aquarius della Ong Sos Mediteranee e che hanno permesso di fare luce su numerosi casi di tratta ai danni di giovanissime ragazze nigeriane. Maggiori dettagli sull’operazione saranno forniti nelle prossime ore.
Aggiornamento ore 15:30
Sono 14 gli indagati e 10 gli arrestati, raggiunti in diverse regioni d’Italia, dal Veneto alla Sicilia, nell’ambito dell’operazione “Promise land” eseguita dagli agenti della Polizia di Stato su disposizioni della Procura distrettuale di Catania. Sono 6 uomini e 4 donne, tutti stranieri e alcuni giovanissimi, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Portavano in Italia giovanissime ragazze dalla Nigeria e le facevano prostituire anche attraverso la realizzazione del rito religioso-esoterico del Voodoo, approfittando della peculiare situazione di vulnerabilità e di necessità delle vittime (talvolta minori), mediante inganno ovvero nel tacere l’effettiva destinazione al meretricio e nel rappresentare falsamente la possibilità di svolgere un’occupazione lavorativa lecita. In pratica le prendevano nelle loro case, le davano in mano ai criminali maghrebini che prima le violentavano e poi le mettevano sui barconi alla volta dell’Italia e qui, ad attenderle, c’erano gli aguzzini sfruttatori spesso al soldo della mafia. Sognavano in futuro migliore ma ad attenderle c’era la strada e, se si rifiutavano, erano violenze e minacce di morte.
In sintesi l’indagine ha permesso di fotografare l’attività di un efficiente sodalizio dedito alla tratta di esseri umani e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed operante su più Stati che ha trovato la complicità di una componente italiana, una “nigeriana” (familiari di alcuni degli indagati e altri soggetti con il ruolo di reclutatori) e una componente “libica” (costituita dal connection man i cui i sodali erano soliti rivolgersi per il trasferimento via mare verso l’Italia delle vittime). Il risultato è che quando le ragazze arrivavano in Italia, venivano “smistate” in varie regioni e avviate alla prostituzione e se non portavano quanto richiesto da “protettori” e “protettrici”, erano botte da orbi. L’indagine avviata dalla Questura di Catania è stata resa possibile grazie al racconto di alcune donne arrivate nel porto etneo il 7 aprile 2017 a bordo motonave Aquarius della Ong Sos Mediteranee.