La Corte d’Assise di Vicenza ha riconosciuto colpevoli i vertici della Miteni di Trissino. Condanne fino a 17 anni e mezzo per uno dei peggiori disastri ambientali italiani. Legambiente: “Ora subito la bonifica”.
Vicenza – Undici condanne e quattro assoluzioni per un totale di 141 anni di reclusione. È l’esito della sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Vicenza, che ha chiuso uno dei più grandi processi per inquinamento ambientale nella storia italiana. Al centro del procedimento, la contaminazione da PFAS – le pericolose sostanze perfluoroalchiliche – legata agli scarichi industriali dell’ex azienda chimica Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza.
Dopo sei ore di camera di consiglio, i giudici hanno inflitto pene comprese tra i 2 anni e 8 mesi e i 17 anni e mezzo ai vertici delle aziende che si sono succedute nella gestione del sito produttivo. Secondo l’accusa, sono responsabili della contaminazione delle acque di falda, degli acquedotti e dei corsi d’acqua superficiali in un’area che interessa oltre 300.000 cittadini veneti.
PFAS, un disastro che ha inquinato falde, fiumi e alimenti
L’inquinamento ha colpito una delle principali falde acquifere d’Europa, compromettendo l’acqua potabile, quella destinata all’irrigazione e l’intero ecosistema delle province di Vicenza, Verona e Padova. Le sostanze PFAS, note anche come “forever chemicals” per la loro persistenza, hanno contaminato oltre 180 km² di territorio. Ne sono stati trovati residui nelle acque di falda, nei fiumi Fratta Gorzone, Retrone, Bacchiglione e Adige, con ripercussioni su salute pubblica ed economia locale.

Legambiente: “Una battaglia lunga dieci anni, ora si chiede la bonifica“
“Una sentenza storica per l’ambiente e per i cittadini”, commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, che si è costituita parte civile insieme a Legambiente Veneto e al circolo “Perla Blu” di Cologna Veneta, autore della prima denuncia risalente al 2014. “Si chiude un processo epocale – prosegue Ciafani – ma ora bisogna procedere con urgenza alla bonifica dell’area contaminata, ancora oggi fonte di rischio ambientale e sanitario”.
Secondo Legambiente, l’azienda Miteni ha prodotto e smaltito PFAS senza adeguati controlli per decenni, con un impatto devastante sull’ambiente e sulla catena alimentare.
Pagina nera per l’industria chimica, segnale forte per la giustizia ambientale
La sentenza rappresenta una pietra miliare per l’ecogiustizia in Italia. Oltre a stabilire la responsabilità penale dei dirigenti coinvolti, il processo ha posto l’accento sulla necessità di rafforzare i controlli ambientali, prevenire i disastri industriali e garantire la tutela effettiva delle risorse idriche. Ora resta da vedere se, accanto alle condanne, seguiranno azioni concrete di risanamento per restituire ai territori colpiti un futuro libero da contaminazioni.