Oggi tante manifestazioni e iniziative in campo in occasione della celebrazione della 58esima Giornata Mondiale della Pace.
Roma – Direzione Pace nel 2025 che si apre. Oggi, in occasione della celebrazione della 58esima Giornata Mondiale della Pace, la Comunità di Sant’Egidio invita a cominciare il nuovo anno facendo memoria di tutte le terre che dal Nord e al Sud del mondo attendono la fine delle guerre e del terrorismo, dai dolorosi conflitti ancora aperti in Ucraina e in Medio Oriente all’allarmante ritorno della minaccia di un confronto nucleare. Per questo organizza, per il giorno di Capodanno, marce, manifestazioni e iniziative pubbliche in centinaia di città di tutti i continenti.
Il “nostro pensiero – si sottolinea – andrà ai tanti popoli ancora vittime dei conflitti e del terrorismo, ai profughi che rischiano la vita in mare e hanno diritto al soccorso. Il percorso della manifestazione di Milano partirà da piazza Santo Stefano, farà tappa alla Chiesa di San Vito al Pasquirolo dove pregano abitualmente gli ortodossi russi e ucraini, quindi terminerà in piazza Duomo. Verranno ricordati i nomi di tutti i Paesi ancora coinvolti dai conflitti e dalla violenza nei diversi continenti; si ascolteranno testimonianze dai conflitti, in particolare dalla Siria, dall’Ucraina e Congo. Seguirà la Liturgia Eucaristica per la Pace con l’arcivescovo Mario Delpini.
All’inizio di questo nuovo anno che “coincide con il Giubileo legato al tema della speranza“, Sant’Egidio si augura che “vengano ascoltati i tre appelli lanciati da Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata della Pace 2025 dal titolo ‘Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace’: per un condono del debito internazionale che pesa sui Paesi più poveri, per il rispetto della dignità della persona umana, a partire dall’abolizione della pena di morte, e per la costituzione di un fondo mondiale che favorisca l’eliminazione della fame e la promozione dello sviluppo sostenibile. E ci uniamo alla sua invocazione: “Che sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura…che supera lo sconforto per il futuro, con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo”.
“Non c’e’ giustizia senza vita”. E’ stato il tema del XIV Congresso Internazionale dei Ministri organizzato
da Sant’Egidio, da sempre in prima linea per fermare le pene capitali nel mondo e sensibilizzare le opinioni pubbliche. Un evento che ha visto a fine novembre a Roma una presenza record: i ministri e gli alti funzionari di una trentina di Paesi, insieme ai rappresentanti delle Ong, delle istituzioni internazionali e gli attivisti, chiamati a confrontarsi su come giungere a una progressiva eliminazione della pena capitale nel mondo. Anche perché, come si sottolinea, la sua eliminazione “è un imperativo morale”. A confortare i Paesi abolizionisti è peraltro il recente voto presso la Terza Commissione dell’Assemblea generale dell’Onu della proposta – facilitata da Italia e Argentina – della decima Risoluzione biennale per la moratoria universale.
“La pena di morte non sta godendo di buona salute nel mondo, quello che sembrava immutabile sta cambiando molto velocemente”, ha osservato Mario Marazziti, coordinatore della campagna per l’abolizione della pena di morte della Comunità di Sant’Egidio. Dicendosi fiducioso sull’arrivo di “altre buone notizie” su questo fronte, Marazziti ha affermato che “eliminare la pena di morte è un imperativo morale”, specie nel caso dei Paesi vittime di conflitti dove abrogarla rappresenta un “passo sostanziale per ricostruire la capacità di riconciliarsi”. In sintonia con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha poi evidenziato i “decisi passi in avanti compiuti dal Continente africano per diventare il secondo continente al mondo libero dalla pena di morte”.
La pace si costruisce inoltre salvando e accogliendo chi fugge a causa della guerra. Per questo, alla marcia ‘Pace in tutte le terre’, parteciperanno molti migranti e, in questa occasione, Sant’Egidio invita a vivere la vicinanza ai profughi nelle nostre città e ribadisce la proposta concreta dei corridori umanitari che hanno permesso l’arrivo in sicurezza di persone in fuga dall’Afghanistan, la Siria, la Libia, il Corno d’Africa, Cipro e il campo di Lesbo in Grecia.