L’ex procuratore Giovanni Tinebra

Depistaggi di via D’Amelio, l’ombra della massoneria sull’ex procuratore Tinebra. Si cerca l’agenda rossa

Nuove indagini a Caltanissetta: l’ex procuratore Giovanni Tinebra, morto nel 2017, avrebbe fatto parte di una loggia segreta legata a esponenti mafiosi, politici e imprenditoriali. Trovato un appunto: l’agenda rossa di Paolo Borsellino sarebbe stata consegnata proprio a lui.

Caltanissetta – La Procura di Caltanissetta riapre uno dei capitoli più oscuri della storia giudiziaria italiana: il depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Al centro delle nuove indagini figura Giovanni Tinebra, ex procuratore capo di Caltanissetta, scomparso otto anni fa, che secondo gli inquirenti avrebbe fatto parte di una loggia massonica coperta attiva a Nicosia, in provincia di Enna.

Tre perquisizioni eseguite dal Ros

Nel quadro dell’inchiesta sulla sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino e i depistaggi che seguirono l’attentato del 19 luglio 1992, i Carabinieri del Ros hanno eseguito tre perquisizioni in immobili riconducibili a Tinebra. Lo riferisce una nota firmata dal procuratore Salvatore De Luca, che sottolinea come le attività investigative abbiano portato alla luce “concreti indizi circa l’esistenza di una loggia segreta di cui avrebbe fatto parte anche lo stesso Tinebra”.

Le rivelazioni del pentito Angelo Siino

A confermare i sospetti, alcune dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia e intercettazioni risalenti alla fine degli anni ’90. Tra questi, il pentito Angelo Siino, nel corso di un’indagine della Procura di Napoli, ha parlato del suo rapporto con Salvatore Spinello, presentatogli da Francesco Salamone. Spinello, definito come “massone in contatto con il mafioso Giuseppe Mandalari”, avrebbe descritto l’intenzione di fondare una super loggia segreta in cui far confluire criminali, politici e imprenditori, per influenzare gli apparati dello Stato.

“Tinebra è dei nostri”: le intercettazioni

In una telefonata intercettata con Giuliano Di Bernardo, gran maestro della Loggia regolare d’Italia, Spinello menziona la loggia di Nicosia e fa riferimento a un “personaggio in auge e di grande giurisdizione”, identificato poi come Tinebra. In un’altra conversazione, Spinello afferma: “Tinebra è dei nostri anche lui… era della loggia di Nicosia. Io naturalmente non lo saluto in pubblico per non comprometterlo”.

La borsa di Borsellino e l’agenda rossa

Gli inquirenti hanno anche acquisito un appunto firmato da Arnaldo La Barbera, ex capo della Squadra Mobile di Palermo, datato 20 luglio 1992, in cui si afferma che una borsa in pelle e un’agenda di Paolo Borsellino furono consegnate proprio a Tinebra. Tuttavia, l’appunto non è firmato per ricevuta e non risulta agli atti ufficiali delle indagini precedenti.

Secondo il procuratore De Luca, non è stato possibile accertare né che la consegna sia avvenuta davvero, né che l’agenda fosse quella “rossa” scomparsa dopo la strage. Quel che è certo, sottolinea la Procura, è che La Barbera avrebbe avuto il tempo di manipolare il contenuto della borsa, alimentando così nuovi dubbi sulla genuinità degli atti successivi alla strage.

Un sistema di potere occulto?

La figura di Giovanni Tinebra, a lungo considerata centrale nelle prime fasi dell’inchiesta su via D’Amelio, viene ora riletta alla luce di legami opachi con strutture segrete e deviate. Il sospetto di una rete massonica infiltrata nella magistratura, in grado di orientare indagini e depistaggi, riapre vecchie ferite e alimenta nuovi interrogativi sul cuore malato delle istituzioni negli anni delle stragi.

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