processo Impagnatiello, omicidio Giulia Tramontano

Delitto di Giulia Tramontano, l’accusa chiede l’ergastolo per Impagnatiello

La pm Alessia Menegazzo descrive in aula l’omicidio della ragazza e del bimbo che portava in grembo: “È un viaggio nell’orrore”. La sentenza il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne.

Milano – Oggi, lunedì 11 novembre, c’è stata la requisitoria della PM Alessia Menegazzo nel processo contro Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio della compagna incinta, Giulia Tramontano. L’accusa descrive la morte di Giulia come il risultato di un piano lungo e premeditato, culminato nella notte del 27 maggio 2023, quando la giovane è stata colpita con 37 coltellate nell’abitazione di Senago, nel Milanese, e ha chiesto l’ergastolo. In aula erano presenti anche i familiari della vittima, tra cui la madre, il padre e il fratello. La sentenza del processo arriverà il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne.

La pm Menegazzo: “Un piano omicidiario premeditato”

La Pm ha esordito parlando dell’orrore che ha portato alla morte di Giulia Tramontano e del bambino che portava in grembo. “L’omicidio del 27 maggio è solo l’epilogo drammatico di un piano omicidiario iniziato molti mesi prima,” ha affermato Menegazzo, evidenziando come l’imputato avesse pianificato l’uccisione con azioni come il tentativo di avvelenamento della vittima già da dicembre 2022.

Strategia di manipolazione e narcisismo mortale

Secondo l’accusa, Impagnatiello ha ammesso i fatti solo quando le prove erano schiaccianti, mostrando tratti di “narcisismo mortale”. Menegazzo ha spiegato che l’uomo ha cercato di depistare gli inquirenti, prima simulando la scomparsa di Giulia e poi diffondendo l’idea che soffrisse di depressione, per giustificare un possibile suicidio. La denuncia di scomparsa e la simulazione del malessere della compagna sarebbero stati, per la PM, tentativi calcolati per allontanare i sospetti.

omicidio Giulia Tramontano
Giulia Tramontano

Le accuse contro Alessandro Impagnatiello

Impagnatiello, 31 anni ed ex barman, è imputato per omicidio volontario pluriaggravato, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere. La pm Menegazzo e il procuratore aggiunto Letizia Mannella potrebbero chiedere oggi l’ergastolo. Al termine della requisitoria dell’accusa, interverranno gli avvocati di parte civile e la difesa, rappresentata da Giulia Geradini e Samantha Barbaglia. Impagnatiello, presente in aula, ha chiesto di non essere fotografato né ripreso dalle telecamere.

Eco alcuni passaggi della requisitoria dell’accusa:

“L’omicidio del 27 maggio è solo l’epilogo drammatico di un piano omicidiario iniziato molti mesi prima. Si è trattato di un progetto mortale a lungo premeditato. L’imputato programmava da mesi l’omicidio, tentando di eliminare madre e figlio con la somministrazione di veleno”.

“Alessandro Impagnatiello presenta tratti di ‘narcisismo mortale’, ha ammesso i fatti solo quando è stato messo con le spalle al muro, ha ammesso i fatti con un ennesimo tentativo di manipolare la realtà a suo vantaggio, non è stata una confessione spontanea”.

La denuncia di scomparsa per allontanamento volontario” presentata da Impagnatiello il giorno dopo aver ucciso Giulia Tramontano è uno dei tanti tentativi di depistare gli inquirenti per allontanare sospetti da sé”. L’ex barman aveva fatto credere che “la povera Giulia soffrisse di depressione e che aveva già tentato il suicidio. Questa è l’informazione che lui fa veicolare, indicativa del suicidio che in realtà voleva simulare”.

“Non solo continua a mentire, ma induce anche suo fratello e sua madre a mentire. Li induce a dire ai carabinieri che non ha un garage, perché nel garage c’è il corpo martoriato di Giulia. Una messinscena di un certo calibro”, fatta da un uomo “senza pietà anche nei confronti di madre e fratello, manipolati dall’inizio alla fine per portare avanti la sua farsa”.

“Gli psichiatri sentiti in questo processo hanno bene spiegato il rischio di serialità. Il primo omicidio è disordinato, gli altri sono più razionali e organizzati. Quella sera in modo ostinato, l’imputato insiste, dicendole che il figlio di Giulia non era suo. Insiste anche dopo averla ammazzata. Ostinato, ribadisce che la compagna ha seri problemi psichici. Tutto ciò dopo che l’aveva barbaramente uccisa”.

“Impagnatiello disse a un collega che non ci sarebbero più stati ostacoli alla sua relazione con l’altra donna, questo è il movente dell’omicidio, Giulia e Tiago erano diventati per lui degli ostacoli”. L’ex barman “tentò anche di ridurla in cenere”, cercando di bruciare il corpo nella vasca da bagno.

“Impagnatiello è uno psicopatico, bugiardo e senza scrupoli. Non c’è nessun segno di difesa nella povera Giulia, nessuno. Questo perché lui, quando è tornato a casa, ha organizzato un vero e proprio agguato. Qui davanti a voi ha raccontato una storia che non ha senso. La scena del crimine è stata preparata con estrema cura. Giulia ha firmato la propria condanna a morte quando gli ha detto che aspettava un bambino”.

“Impagnatiello ha provato a manipolare tutti i dati processuali: c’è stato un avvelenamento sistematico (con il veleno per i topi, ndr). Ha provato a farci credere che il topicida era diretto all’interruzione della gravidanza e, smentendo tutti i risultati scientifici dell’autopsia, ha detto che le avrebbe somministrato veleno solo due volte. Peraltro in una scena raccapricciante da film dell’orrore, cioè mentre Giulia dormiva. Non è andata così. La quantità di veleno purtroppo era tale da aver superato la placenta. Non sono state due somministrazioni”.

Il dolore dei familiari di Giulia Tramontano

Sui social, la famiglia Tramontano ha espresso parole di dolore e amore per Giulia. La sorella Chiara ha scritto: “Il tuo ricordo è la nostra forza,” mentre la madre, Loredana Femiano, ha dedicato un messaggio alla figlia: “Cara Giulia, non è più tempo di orrore, non è più tempo di bugie, di egoismo e cattiveria.”

L’attesa della sentenza

La sentenza del processo arriverà il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne.

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