Il magistrato di Velletri secondo Repubblica era reo di aver tutelato le ragioni lavorative di un’infermiera che non si era vaccinata.
Velletri – Aveva dato del “no vax” a un giudice della cittadina dei Castelli romani, reo di aver tutelato le ragioni lavorative di una infermiera non vaccinata contro il Covid-19. Per questa ragione il Tribunale penale di Perugia ha condannato per diffamazione aggravata una giornalista de La Repubblica. È “diffamazione aggravata”, perché di questi tempi, fa notare il Tribunale, l’attribuzione dell’epiteto “no vax” “trascende il significato etimologico neutro che avrebbe secondo il vocabolario”.
Oggi assume “un connotato dispregiativo verso persone che, per tale caratteristica, dovrebbero essere private dei diritti umani e civili, finanche della vita, per non aver prestato fede incondizionata (come nel caso giudiziario in commento) alla normativa emergenziale nei modi e nei termini voluti dal particolare orientamento ideologico – questo sì – di cui la giornalista si è evidentemente posta a guardianìa”.
Le motivazioni della condanna non sono ancora state depositate e si tratta di una sentenza di primo grado, ma la portata del verdetto è storica. I fatti risalgono al dicembre del 2021, quando il giudice del lavoro Giulio Cruciani, allora in carica presso il tribunale di Velletri, aveva disposto il reintegro di un’infermiera non vaccinata. La notizia aveva suscitato scalpore sui media ed era stata ripresa da diverse testate nazionali. Repubblica allora aveva titolato “L’infermiera senza vaccino reintegrata dal giudice No-Vax: il tribunale di Velletri diviso tra tensione e omertà”.
Nel testo la giornalista dipingeva un clima di sospetto intorno alla figura del magistrato, attribuendogli ripetutamente la definizione di no-vax: “nei corridoi del tribunale non si parla d’altro anche perché si sa che nella sezione c’è un unico giudice No Vax. Sarà Cruciani?”, “Dentro la sezione del giudice del lavoro di Velletri… è scoppiata la bufera… i rumors si addensano sul giudice Cruciani”, erano alcuni dei passaggi contenuti nell’articolo. Già nel titolo del pezzo, rilevano i giudici, si attribuiva al magistrato la personalità “no vax”, qualità che, “si sottintende, avrebbe in qualche modo favorito la sanitaria ricorrente”, anche lei etichettata allo stesso modo.
Il significato etimologico dell’espressione “no vax”, prosegue il dispositivo “è dato dalla definizione di ‘chi o che si oppone alla vaccinazione obbligatoria o di massa’, ma nel moderno contesto storico viene ad assumere indiscutibilmente una accezione dispregiativa e razziale attraverso l’associazione al sentimento delle persone contrarie alla vaccinazione anti covid-19,, che sono state fatte oggetto di censura sociale, politica e lavorativa attraverso una disinformazione mediatica che li ha collocati nel girone dei socialmente pericolosi per gli interessi pubblici e per la salute collettiva”.
Un fenomeno quello dell’anti-vaccinismo, si dice ancora, “considerato dalla giornalista e dal comune sentire – anche negli ambiti istituzionali – un’ideologia, ed il ‘credente no vax’ sarebbe irrimediabilmente compromesso, un complottista, un terrapiattista, un eretico da scomunicare meritevole della camera a gas; ‘un sorcio da rinchiudere’, un soggetto la cui vita andrebbe tolta o resa impossibile da vivere; una persona da segregare, discriminare in campi di concentramento e di sterminio, soggetto da arrestare, parassita fuori legge da trattare alla stregua di un mafioso, di un integralista religioso, di un terrorista da abbattere con il piombo, criminali assassini che devono morire come mosche”.
Ma l’offesa nel caso di specie non si risolveva solo con l’appellativo anti-vaccinista, perché nell’articolo incriminato il magistrato veniva dileggiato con una pletora di aggettivi, definizioni e affermazioni false e diffamatorie, non solo della sua dimensione personale, ma anche della dimensione funzionale di Giudice del Tribunale di Velletri, accusato di essere l’unico giudice “no vax” della sezione lavoro di quel Tribunale (falso).
Accusato di essere un giudice ideologico (falso), di essere “fuori dalle righe”, burbero, severo (falso), professionalmente incapace (falso), di aver accorpato le udienze in due giorni consecutivi in modo da non fare due tamponi a settimana (falso), di aver rifiutato l’uso delle protezioni in plexiglass nell’aula d’udienza (falso) ed, infine, di aver turbato l’ordine giudiziario del Tribunale di Velletri, scatenando una “bufera” su quell’ufficio, calato in un clima di tensione ed omertà conseguente all’adozione del provvedimento di reintegra (falso).
In attesa delle motivazioni, la sentenza mette un punto sull’uso sconsiderato di un neologismo che nel corso degli ultimi anni ha avuto la funzione di emarginare, denigrare, offendere coloro che esercitavano il diritto a non vaccinarsi.