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Decreto Lavoro: taglio del cuneo fiscale e via all’assegno di inclusione

Il provvedimento prevede un taglio del cuneo contributivo per i lavoratori con redditi fino a 35.000 euro e l’introduzione dell’assegno di inclusione per nuclei familiari con minori, over 60 o persone con disabilità.

Roma – Nel giorno della Festa dei lavoratori, mentre tutto si ferma fuorché le consuete manifestazioni dei sindacati e il “concertone” nazionale di Roma, il CdM emana il decreto Lavoro. Un segnale importante, anche se contestato dalla sinistra, che definisce una provocazione il “lavoro dell’esecutivo” targato Meloni. Ma la sinistra, ormai si sa, non manca occasione per raccontare fesserie.

Cosa cambia con l’assegno di inclusione.

In ogni caso, “il Governo sceglie di lavorare per dare risposte a quei lavoratori e a coloro che legittimamente aspirano a migliorare la loro condizione” afferma Giorgia Meloni in un video. Con il provvedimento viene tagliato il cuneo di 4 punti che, sommato a quello precedentemente operato nella Legge di bilancio, arriva a un taglio di 6 punti percentuali per chi ha redditi fino a 35.000 euro e di 7 punti per i redditi fino a 25.000 euro. In tal modo, l’aumento in busta paga viene stimato, per l’anno in corso, dal Ministero dell’Economia, fino a 100 euro mensili medi. Ma vi sono anche più “fringe benefit”, ovvero i bonus aziendali non tassati, per i lavoratori con figli.

Contenta la ministra del Lavoro Marina Calderone, la quale assicura che il Governo darà continuità anche il prossimo anno alle risorse sul lavoro.

“Abbiamo approvato il pacchetto lavoro in una giornata dedicata al governo e ai lavoratori, introducendo dei provvedimenti importanti a sostegno delle famiglie con un intervento sul cuneo contributivo e poi con l’introduzione, annunciata da tempo, del nuovo strumento di inclusione sociale, definito appunto assegno di inclusione”, ha aggiunto Calderone.

Si tratta di aumenti di stipendio, con particolare attenzione per alcune categorie fragili come vedove e vedovi, sostegno alle imprese e alle persone con disabilità, con incentivi per chi le assume, riforma del Reddito di cittadinanza per punire i furbetti e proteggere chi non può lavorare. Pertanto, qualcosa si muove e dalle parole e dai proclami si è passati ai fatti. Poco o molto che sia, duraturo o meno, l’intervento dell’esecutivo è un inizio, anzi una svolta che si attendeva da tempo. Fare una polemica perché si tagliano le tasse ai lavoratori il primo maggio sembra eccessivo.

Aumenti di stipendio per le categorie fragili.

Comunque, all’assegno di inclusione, vero successore del reddito di cittadinanza, potranno accedere solamente i nuclei familiari di cui fanno parte almeno un minore, un over 60 o una persona con disabilità. La durata è di un massimo di 30 mesi e l’importo non inferiore a 480 euro al mese. È presente una scala di equivalenza, che prevede l’aumento dell’assegno in base a una serie di fattori.

Per i soggetti occupabili, cioè coloro che hanno una età compresa tra i 18 e i 59 anni e non rientrano tra le categorie individuate come “fragili”, è prevista la decadenza dal beneficio nel caso di rifiuto di una offerta di lavoro a tempo pieno o parziale, non inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno e con una retribuzione non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi. Inoltre che sia, a tempo indeterminato, su tutto il territorio nazionale; a tempo determinato, se il luogo di lavoro non dista oltre 80 km dal domicilio.

La povertà dilaga in tutta Italia

Oltre alla novità che riguarda l’obbligo di accettare la prima offerta di lavoro, per gli occupabili, il sostegno sarà diverso anche da altri punti di vista. Infatti, ai soggetti di età compresa fra i 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, facenti parte di nuclei familiari privi dei requisiti per accedere al sostegno al reddito e ai componenti di nuclei che invece lo percepiscono e che non siano calcolati nella scala di equivalenza, è riconosciuto un diverso contributo. Questo sarà volto a sostenere il percorso di inserimento lavorativo, anche attraverso la partecipazione a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento, accompagnamento al lavoro e politiche attive. Per la partecipazione ai programmi formativi, per un massimo di 12 mensilità, gli interessati riceveranno un beneficio economico pari a 350 euro mensili.

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