Decreto flussi, Calderone: “permesso di soggiorno alle vittime di caporalato”

La ministra del Lavoro annuncia l’ampliamento dell’assegno di inclusione e la protezione di chi subisce sfruttamento e soggezione psicologica.

Roma –  Il governo stringe le maglie dell’illegalità nel lavoro sommerso. Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, subito dopo l’approvazione del decreto legge sui flussi dei migranti e l’ingresso dei
lavoratori stranieri, spiega l’azione dell’esecutivo nella lotta allo sfruttamento. “Sui lavoratori stranieri vittime di caporalato, c’è un intervento in collegamento con tutto quello che è stato già fatto contro questi reati. Ora interveniamo su un reato che è contro la persona, – sottolinea – individuando un sistema di protezione aggiuntivo per chi denuncia casi di sfruttamento o collabora attivamente nelle attività di accertamento: introduciamo uno speciale permesso di soggiorno della durata iniziale di 6 mesi, rinnovabile per un ulteriore anno e prorogabile ulteriormente”.

C’è poi un ampliamento della platea dell’Assegno di inclusione riconoscendolo alle “vittime di sfruttamento lavorativo”. Si tratta, aggiunge Calderone, di “un percorso di accompagnamento ad un’inclusione sociale e lavorativa delle vittime di sfruttamento“: attraverso la piattaforma Siisl “prendiamo in carico queste persone, le accompagniamo attraverso la formazione e il reinserimento sociale al lavoro assegnando loro anche una protezione economica con il riconoscimento dell’Assegno di inclusione. Lo ampliamo quindi alle vittime di
sfruttamento lavorativo”. A queste persone, prosegue quindi la ministra, “sarà riconosciuto il beneficio del patrocinio a spese dello Stato e in questo modo noi riteniamo di poter contribuire a porci come obiettivo quello di eliminare le situazioni che pongono i lavoratori stranieri in condizioni di sfruttamento e di soggezione psicologica rispetto a un datore di lavoro”.

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Marina Calderone

In più “individuiamo questa fattispecie, mettiamo in protezione le vittime da sfruttamento che collaborano con la giustizia e quindi denunciano. Le mettiamo in protezione rispetto all’ipotesi di punibilità del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. In questo caso questa tipologia di permesso di soggiorno non rende punibile questo tipo di reato, ovviamente per le persone che collaborano”, conclude Calderone. Misure, quelle annunciate dal ministro che combattono un fenomeno dilagante e diffuso nel nostro Paese. Nei primi dieci giorni di agosto il personale specializzato del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro ha fatto blitz e controlli a tappeto nelle aziende agricole e nei campi.

Il bilancio dei controlli è stato drammatico. Di quasi mille aziende controllate, oltre la metà è risultata irregolare. Al termine delle attività, sono state passate al setaccio 958 aziende, di cui 507 sono risultate irregolari (52,92%). Nel corso delle ispezioni si è provveduto a verificare 4960 posizioni lavorative, di cui 1268 sono risultate irregolari (di queste, 346 erano lavoratori “in nero”); tra i lavoratori controllati, 2314 erano lavoratori extracomunitari, di cui 213 risultavano impiegati “in nero”, e 29 i minori, di cui 9 impiegati “in nero”. Sono stati elevati 145 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (15,13% delle 958 aziende ispezionate), di cui 75 per “lavoro nero”41 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e, in 29 casi, per entrambe le ipotesi; inoltre, sono stati irrogati 144 provvedimenti di diffida ed elevate 848 prescrizioni amministrative ai sensi del D. Lgs. 758/1994.

Tra le misure adottate dal governo, anche la banca dati anti caporalato. Annunciata all’indomani dell’ultima tragedia sul lavoro avvenuta sui campi di Latina, c’è la creazione di una task force in grado di utilizzare le informazioni e le banche dati disponibili tra le differenti amministrazioni per creare un nuovo Sistema informativo per la lotta al caporalato. A questa nuova struttura che troverà casa presso il ministero del Lavoro si va ad aggiungere anche la creazione di una nuova banca dati focalizzata solo sugli appalti in agricoltura. In questo caso la gestione viene affidata all’Inps. Alla sua costituzione infatti concorreranno il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il ministero dell’Interno, l’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), l’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) e l’Istituto nazionale di statistica (Istat).

Ai fini della formazione e dell’aggiornamento del sistema informativo, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali metterà a disposizione i dati concernenti i rapporti di lavoro delle aziende agricole e i dati del sistema informativo unitario delle politiche attive del lavoro, riguardanti il mercato del lavoro agricolo; il Masaf, invece, l’anagrafe delle aziende agricole, e i dati sulla loro situazione economica nonché il calendario delle colture; il ministero dell’interno metterà a disposizione i dati relativi ai permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro.

E ancora: l’Inps metterà a disposizione i dati retributivi, contributivi, assicurativi e quelli relativi ai risultati delle ispezioni presso le aziende agricole; l’Inail, i dati relativi agli infortuni e alle malattie professionali nelle aziende agricole; l’Inail metterà a disposizione i dati relativi ai risultati delle ispezioni presso le aziende agricole; l’Istat, i dati relativi alle imprese agricole attive; le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, i dati relativi ai trasporti e agli alloggi destinati ai lavoratori del settore agricolo.

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