Reo di aver riconosciuto il buon lavoro del governo, il parroco di Caivano, bersaglio dei clan e sotto scorta, si è attirato gli strali del governatore: “E’ il Pippo Baudo dell’area nord di Napoli”.
Roma – Dai tempi dell’emergenza Covid il governatore della Campania Vincenzo De Luca si è ricavato una personale tribuna on line dalla quale, con cadenza settimanale, distilla a favore dei followers il suo verbo, dispensando fendenti a destra e a manca (intesa anche come la sua parte politica, il centrosinistra), irridendo avversari e compagni di partito. Pescando a piene mani dalla tradizione teatrale partenopea, De Luca mette in scena un personale festival dell’indignazione, con tanto di ammiccamenti a favore di camera, mani giunte e rabbia a stento trattenuta. Ovviamente i colpevoli delle molte nefandezze settimanali sono sempre gli altri, colpiti senza pietà dagli strali del governatore. Manco a dirlo la sua persona e la Regione che governa ne escono alla grande. Immacolati. Il più delle volte vittime della tracotanza del potere centrale.
Campione del politicamente scorretto, De Luca nell’ultimo appuntamento sul web – venerdì scorso – ha messo nel mirino, con un attacco mirato e pesante, don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano più volte minacciato dalla camorra – una bomba è stata fatta esplodere davanti al cancello della sua chiesa – e costretto a viaggiare sotto scorta. Incurante di tutto ciò, il governatore lo ha esposto al pubblico ludibrio definendolo il “Pippo Baudo dell’area nord di Napoli”.
Ironia del tutto fuori luogo che il sacerdote si sarebbe meritato – secondo il De Luca pensiero – per essere nel novero dei “vip scelti dalla Meloni per promuovere il premierato”. Commentando gli ospiti del convegno organizzato dalla presidente del Consiglio per illustrare il suo progetto di riforma istituzionale, De Luca aveva proclamato al popolo dei follower: “È stato un momento di commozione vedere la Meloni che presenta il suo progetto a noti costituzionalisti, fra i quali ho notato in particolare Iva Zanicchi, Pupo. C’era anche un prete del nostro territorio, conosciuto come il Pippo Baudo dell’area nord di Napoli, con relativa frangetta. Sono momenti davvero imperdibili”.
Non si è fatta attendere la riposta della premier, che ha accusato il governatore di aver deriso “un prete, un uomo che cerca di combattere la camorra e dare risposte alle famiglie perbene dove quelli come De Luca non sono riusciti a farlo, o non hanno voluto farlo”. Così facendo, ha aggiunto Meloni, De Luca “dà un segnale spaventoso“. Ovviamente dal governatore campano nessun passo indietro, semmai un contrattacco: “Mi aspetterei che il presidente del Consiglio, oltre che delle fanfaluche, si preoccupasse di sbloccare i nostri fondi di sviluppo e coesione bloccati da un anno, e consentisse così la realizzazione di opere e la creazione di lavoro. Consideriamo questa la risposta più efficace ai poteri criminali”.
Amara la replica di don Patriciello: “Caro Presidente, caro fratello Vincenzo De Luca, la sua ironia nei confronti di un povero prete dell’area nord di Napoli, la stessa della quale lei ebbe a dire: ”A Caivano lo Stato non c’è. Stop” mi ha tanto addolorato. Se era questo che voleva, c’è riuscito. Non mi permetto di risponderle per le rime. A che servirebbe? Le ferite vanno lenite non procurate. Penso, però, in piena coscienza, di non meritare le offese del tutto gratuite del presidente della mia regione. “Che dirle? Alle offese e alle minacce – larvate o meno – ci sono abituato da tempo. Non a caso, da due anni vivo sotto scorta. Un conto, però, è quando arrivano dai camorristi, ben altra cosa, invece, quando a pugnalarti a tradimento è una persona come lei. Fa niente. Offro al Signore anche questa mortificazione. Sono un prete, non dimentico mai che “ se il chicco di grano caduto in terra non muore, la spiga non nasce”. La saluto, Presidente. Penso che da domani bulli e camorristi inizieranno a prendermi in giro gridandomi alle spalle: “ Sta passando Pippo Baudo”. Dio benedica lei, la sua famiglia, la regione che amiamo”.
Parole alle quali ha risposto direttamente De Luca, senza per altro accennare ad un’ombra di pentimento: “Va detto con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, che apprezziamo le sue battaglie, ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra. Ci sono innumerevoli cittadini, lavoratori, uomini di Chiesa e giovani, che sono quotidianamente e silenziosamente impegnati in questa battaglia. E che qualcuno di noi questa battaglia la fa da cinquant’anni, e magari avendo rinunciato a ogni scorta. Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia”.
Insomma il tribuno De Luca non indietreggia nemmeno quando è evidente a tutti, anche al capogruppo Pd in commissione Antimafia Walter Verini (“Il Presidente De Luca conosce l’impegno di don Patriciello, e proprio per questo la sua battuta non mi è piaciuta“) che le sue parole sono state fuori luogo. E pericolose. Un politico di lungo corso come De Luca non può non sapere che il miglior modo di fare terra bruciata intorno ad un prete, come ad un uomo delle istituzioni, impegnato in prima linea contro la criminalità, è quello di deriderlo, delegittimarlo, fargli perdere credibilità sul territorio. Ma il governatore non ha retto allo “sgarro” di don Patriciello, reo di volersi tenere equidistante dalle fazioni politiche: “Il problema politico tra destra e sinistra mi riguarda poco – ha spiegato il sacerdote -. Mi sono rivolto a Meloni oggi, come in passato a Conte o a Renzi. Il governo sta mantenendo gli impegni presi ed è mio dovere non solo dirlo ma anche ringraziare”.
E’ questo il peccato del sacerdote che De Luca non ha potuto perdonare, aver riconosciuto il buon lavoro del governo Meloni, le promesse mantenute, lo sforzo profuso nell’ambito della sicurezza di un territorio martoriato come quello di Caivano. Un endorsement che gli è valsa la “scomunica” del governatore, nonostante De Luca sappia benissimo che il sacerdote è nel giusto quando gli ricorda come “tirare in ballo me in questo momento, che sono sotto scorta perché i camorristi mi hanno messo una bomba, significa mettere a repentaglio la mia vita perché dice ai camorristi ‘avete fatto bene’ e questo mi preoccupa, sono parole del tutto fuori luogo”.