Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno bocciato gli emendamenti soppressivi alla misura di contrasto.
Roma – Resta il carcere fino a un mese per chi, da solo, per protesta blocca una strada, con la pena che aumenta da sei mesi a due anni se il reato viene commesso da più persone riunite. Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, infatti, hanno bocciato gli emendamenti soppressivi presentati dalle opposizioni. La polemica va avanti da tempo, con il M5S e il Pd che bollano il provvedimento come deriva reazionaria.
“Con la trasformazione del blocco stradale e ferroviario da illecito amministrativo a reato in caso di protesta di gruppo, il governo mira a colpire il diritto dei cittadini a manifestare contro quello che si ritiene sia un fatto ingiusto, criminalizza il dissenso pacifico e meramente passivo. Lo stesso prevedono per la protesta pacifica in carcere, proprio mentre i suicidi nelle celle si susseguono e il disagio dei detenuti è diventato un’emergenza. Quello che vuole fare questo governo è veramente spaventoso”, ha detto il deputato M5S Federico Cafiero De Raho, vice presidente della commissione Giustizia, nella discussione degli emendamenti al ddl Sicurezza nelle commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali.
La deputata pentastellata Valentina D’Orso, capogruppo in commissione Giustizia, ha aggiunto che il governo “alza volutamente l’asticella della conflittualità sociale e sa di esporre le forze dell’ordine a maggiori rischi. Per questo rafforza alcuni strumenti e tutele degli agenti: non allo scopo di dar loro maggiore dignità ma per provare a proteggerli dalla crescente tensione che lo stesso governo con le sue scelte politiche sta creando, reprimendo per via normativa la manifestazione pacifica del dissenso. E’ un piano inclinato pericolosissimo e inquietante per la nostra democrazia”.
La pentastellata Stefania Ascari ha osservato come lei stessa si candidi ad essere prossimamente denunciata, perché da anni partecipa “a manifestazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che protestano contro le condizioni disumane del loro impiego, per le retribuzioni da fame, per le ferie negate, per gli orari
di lavoro massacranti e per tanti altri diritti di fatto soppressi. Il governo e la maggioranza con questo ddl vogliono sostanzialmente negare il diritto alla protesta dei lavoratori, sanzionando anche la protesta pacifica e la resistenza passiva non violenta. E’ gravissimo, una deriva inaccettabile che annulla la nostra democrazia”.
Insorge anche il Pd. “È stato bocciato l’emendamento del Pd che abrogava definitivamente la norma anti-dissenso contenuta nel ddl sicurezza: siamo davanti a una pericolosa deriva reazionaria da parte del governo”, afferma il responsabile sicurezza del Pd, Matteo Mauri, al termine della seduta della commissione della camera che ha esaminato la norma proposta da Piantedosi e Nordio per trasformare il blocco della circolazione stradale fatto solo con il proprio corpo da un semplice illecito amministrativo a un vero e proprio reato da codice penale.
“Un giro di vite che non trova alcuna motivazione – sottolinea Mauri – e che potrebbe portare alla reclusione fino a due anni anche di studenti che organizzano un sit-in davanti alla scuola. È chiaro l’intento intimidatorio e la volontà di limitare in maniera drastica la possibilità di protestare, anche in modo assolutamente pacifico: queste dimostrazioni di dissenso e di libero pensiero sono espressioni di libertà, devono essere considerate sacrosante in democrazia e devono essere garantite e tutelate dalle Istituzioni dello Stato”.
Potere al popolo ha manifestato in piazza Montecitorio contro il ddl sicurezza due giorni fa. Il disegno di legge, spiegano alcuni dei presenti in piazza, “si aggiunge ai tre decreti precedenti e non fa che aggravare quella che abbiamo conosciuto come la democrazia conflittuale cioè sostanzialmente la possibilità con la mobilitazione, con gli scioperi, con la contrattazione sociale, a partire dalle fabbriche e dalle scuole, di aprire dei tavoli contro l’arroganza dei padroni e l’esuberanza di un capitalismo sempre più selvaggio”. “Se provo a resistere passivamente mi accusano di ‘resistenza aggravata’, come se avessi resistito attivamente – spiega un sindacalista di Usb – Ciò significa colpire i picchetti davanti alle fabbriche, l’occupazione delle autostrade, tutte forme di lotta pacifiche utilizzate dai movimenti sociali”.
Si è manifestato anche a Bologna contro “il clima repressivo alimentato dall’attuale governo in continuità con quelli precedenti”. C’erano Giovani palestinesi, Asia Usb, Plat, Potere al popolo, Cambiare rotta, Rete dei comunisti, No passante, Ultima generazione e anche il comitato cittadino del parco Don Bosco e delle scuole Besta, dove giovedì scorso la polizia ha caricato i manifestanti.