Ddl sicurezza: ok armi senza licenza agli agenti e reato di rivolta fuori dalle carceri

Respinti in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera gli emendamenti dell’opposizione. Serracchiani “pericoli e errori”.

Roma –  Nel ddl sicurezza resta il reato di rivolta fuori dalle carceri e passa l’emendamento per le armi a
tutti gli agenti senza licenza. Le Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia alla Camera hanno respinto le
proposte di modifica delle opposizioni che puntavano a sopprimere l’articolo 20 del testo. Ovvero la norma che autorizza gli agenti, non solo quelli di pubblica sicurezza, a portare senza licenza alcune tipologie di armi quando non sono in servizio. Respinti anche gli emendamenti delle opposizioni che puntavano a modificare gli articoli sul nuovo ‘reato di rivolta’. Reato che, oltre che nelle carceri, viene applicato anche nei centri di accoglienza dei migranti.

L’articolo prevede un’aggravante al delitto di istigazione alla disobbedienza alle leggi. In questo provvedimento “ci sono profili di evidente illegittimità costituzionale. Un ddl fatto di errori, contraddizioni e pericoli”, ha detto la deputata e responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani commentando il
provvedimento. Sul piede di guerra anche il M5S. “La furia ideologica della maggioranza e del governo non conosce limiti. Nelle commissioni congiunte affari costituzionali e giustizia abbiamo provato in tutti i modi a fargli comprendere – sostiene la capogruppo M5S in commissione giustizia alla Camera Valentina D’Orso – che il reato di rivolta, esteso anche alla resistenza passiva e non violenta, se già è incostituzionale per le carceri a maggior ragione lo è nelle strutture di accoglienza per i titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati”.

“Abbiamo presentato un emendamento volto a sopprimere questa previsione assolutamente inaccettabile sotto tutti i punti di vista. È appena il caso di ricordare – aggiunge – che i destinatari di questa norma sono soggetti che non sono in stato di detenzione ma liberi, ospiti di quelle strutture finalizzate all’accoglienza e all’integrazione. Come si può pensare che possano essere applicate anche a loro quelle norme? Che tipo di ordini possono essere impartiti a soggetti liberi, per lo più minorenni, in quel contesto? E da quale autorità? Abbiamo richiamato con numerosi interventi la maggioranza al buon senso. Ma invano. È la prova che per loro l’ideologia cieca va oltre tutto, anche la Costituzione”.

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