David Rossi, il software obsoleto e la nuova perizia

Lesioni e distacco dell’orologio indicherebbero la presenza di terze persone. Contestato l’uso di un sistema operativo desueto nella perizia del 2022.

Siena – Dodici anni dopo quella sera del 6 marzo 2013, quando David Rossi precipitò dalla finestra del suo ufficio nella sede storica del Monte dei Paschi a Siena, la commissione parlamentare d’inchiesta bis ribalta completamente la versione ufficiale dei fatti. La morte dell’ex responsabile della comunicazione della banca senese non sarebbe stata un suicidio, ma un omicidio. A confermarlo, una perizia tecnica che analizza le lesioni sul corpo e la dinamica della caduta, insieme a elementi mai considerati prima.

Il tenente colonnello del Ris Adolfo Gregori e il medico legale Robbi Manghi hanno presentato i risultati di un’indagine approfondita che include un nuovo sopralluogo sul luogo del ritrovamento e analisi dettagliate sulle circostanze della morte. L’elemento centrale riguarda l’orologio che Rossi indossava quella sera e le ferite riscontrate sul polso sinistro.

Il corpo senza vita di David Rossi

Gli investigatori scientifici hanno condotto 23 esperimenti per comprendere come si siano verificati la rottura delle anse e il distacco del cinturino dell’orologio. I risultati hanno dimostrato che in quattro casi su 23, afferrando saldamente la cassa dell’orologio mentre si trattiene un corpo, il meccanismo si stacca completamente dal cinturino. “Per noi è un risultato sicuramente eccezionale”, ha sottolineato Gregori, aggiungendo che “il dato certo è che quando David Rossi è precipitato qualcuno lo teneva per il polso sinistro appeso al balcone, almeno nell’ultimo istante, provocando le lesioni e il distacco dell’orologio”.

L’analisi dei filmati di videosorveglianza ha rivelato un particolare cruciale: la cassa dell’orologio cade prima del cinturino, e Rossi arriva a terra con il polso già completamente lacerato. Questo esclude che le ferite possano essere state causate dall’impatto al suolo.

Ma c’è un’altra scoperta significativa: il medico legale Manghi ha individuato una lesione al gomito sinistro mai considerata in precedenza. Si tratta di “una lesione importante che nessuno ha mai nemmeno ipotizzato”, che rappresenterebbe un’ulteriore conferma di un’azione violenta da parte di terzi. Sul corpo del manager sono state inoltre evidenziate altre ecchimosi già ritenute in passato incompatibili con una semplice caduta.

Un elemento esplosivo emerge dall’analisi condotta dall’ingegnere Giuseppe Monfreda, unico distributore in Italia del software “Virtual Crash” utilizzato per ricostruire le dinamiche degli incidenti. Come riferisce L’Unità, Monfreda ha rivelato che la precedente perizia del Ris del 2022 – quella che aveva concluso per il suicidio – sarebbe stata realizzata con strumenti inadeguati.

“I carabinieri del Ris non risulterebbero tra gli acquirenti di una licenza del programma”, ha dichiarato Monfreda. “Se lo avessero utilizzato, lo avrebbero fatto in violazione del contratto di licenza. La licenza è personale e non trasferibile: se non l’hai acquistata, non puoi usarla”. Ma la questione non si ferma qui: la perizia sarebbe stata condotta con la versione 3.0 del software, quando da oltre un anno era disponibile la 5.0.

La video-sequenza

La differenza tra le due versioni è sostanziale: la 3.0 non consente la simulazione di corpi in movimento, rendendo impossibile riprodurre azioni come il lasciarsi cadere da una posizione di presa. Secondo la nuova simulazione condotta con il software aggiornato, la dinamica della caduta non è compatibile con un gesto volontario: il corpo di Rossi sarebbe stato trattenuto e poi lasciato andare, confermando la tesi che la famiglia del manager sostiene da anni attraverso l’avvocato Carmelo Miceli.

Il senatore Pierantonio Zanettin di Forza Italia, che nella scorsa legislatura presiedeva la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Rossi, si è detto profondamente colpito dalla contraddizione tra le due perizie. “Per cercare di comprendere cosa fosse accaduto, la Commissione aveva incaricato di svolgere una superperizia ai reparti di polizia scientifica più accreditati e più esperti del Paese: oltre al Ris, anche il Raggruppamento operativo speciale (Ros) e il Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Racis)”, ha sottolineato.

“Che a distanza di tre anni gli stessi soggetti producano una nuova perizia con esiti esattamente opposti, lascia sconcertati”, ha proseguito Zanettin, ricordando “che spesso è sulla base di perizie che i processi penali nei tribunali vengono risolti, con conseguenti condanne”.

La prima perizia, quella del 2022 presentata dal colonnello Sergio Schiavone, allora comandante del Ris, aveva concluso in modo netto per il suicidio. In una conferenza stampa a Montecitorio, illustrando la maxi perizia di circa 900 pagine, Schiavone aveva affermato: “Tra le varie ipotesi sulla morte di Rossi la più compatibile è quella riferibile a un gesto anti-conservativo in cui Rossi, cosciente, si tiene a penzoloni fuori dalla finestra, aggrappato alla barra di protezione con entrambe le mani e infine si lascia cadere nel vuoto sottostante“. Il colonnello aveva precisato che “le altre ipotesi relative alla presenza di terzi che spingono o lasciano cadere il corpo inanimato di Rossi producono dinamiche di caduta non compatibili con la precipitazione del corpo riscontrata nel filmato di videosorveglianza”.

Il sopralluogo

Gianluca Vinci, attuale presidente della commissione d’inchiesta nominato dal governo Meloni, ha delineato i possibili scenari alla luce delle nuove evidenze. “La pista adesso è quella dell’omicidio o dell’omicidio come conseguenza di altro reato: sicuramente l’hanno tenuto appeso fuori dalla finestra e le lesioni che ha sul polso sono state create, ha dichiarato.

Secondo Vinci, le ferite potrebbero essere state provocate “in maniera estorsiva”, nell’ipotesi che “volessero esporlo fuori dalla finestra per spaventarlo e poi ritirarlo all’interno, oppure è stato lasciato andare. In ogni caso si può comunque parlare di omicidio”.

Un elemento cruciale che il presidente ha evidenziato riguarda la cronologia delle lesioni: Quando Rossi è entrato in banca non aveva nessuna lesione e quando viene ritrovato aveva tre ferite sanguinolenti all’altezza della cassa dell’orologio. Questo dettaglio esclude che le ferite possano essere preesistenti o causate dalla caduta.

La morte di Rossi avvenne in un momento drammatico per il Monte dei Paschi di Siena. Il 19 febbraio 2013, appena due settimane prima della tragedia, la Guardia di Finanza aveva perquisito il suo ufficio e la sua abitazione, insieme a quelle dell’ex presidente Giuseppe Mussari e dell’ex direttore generale Antonio Vigni, nell’ambito di un’inchiesta sull’acquisizione della Banca Antonveneta. Rossi, però, non era indagato.

L’operazione Antonveneta, conclusa nel novembre 2007 sotto la presidenza di Mussari, si era rivelata disastrosa: la banca fu pagata circa 17 miliardi di euro a fronte di un valore stimato successivamente in 2,8 miliardi. L’affare, insieme ai derivati Alexandria e Santorini, aveva portato la storica banca senese sull’orlo del collasso, richiedendo interventi miliardari dello Stato italiano.

La commissione d’inchiesta ha inviato alla Procura di Bologna documentazione su possibili connessioni tra la morte di Rossi e la criminalità organizzata calabrese. Vinci ha spiegato che nelle indagini emergevano “collegamenti con personaggi calabresi” e che lo stesso procuratore Nicola Gratteri, nella precedente commissione, aveva riferito di intercettazioni casuali su Rossi che lo ricollegavano ad ambienti ‘ndranghetisti.

David Rossi

Numerosi elementi hanno sempre fatto dubitare della tesi del suicidio. Una mail in cui Rossi avrebbe annunciato l’intenzione di togliersi la vita all’amministratore delegato Fabrizio Viola risulta creata il giorno dopo la sua morte, il 7 marzo alle 11.41, mentre la presunta data di consegna sarebbe del 4 marzo. Le telecamere di sorveglianza mostrano che due persone si avvicinarono a Rossi mentre era ancora in vita dopo la caduta, ma si allontanarono senza prestare soccorso. La scena del crimine non fu preservata adeguatamente, l’autopsia fu ritardata, testimonianze fondamentali vennero omesse.

Carmelo Miceli, legale della vedova Antonella Tognazzi, ha annunciato: “Presenteremo la nostra istanza di riapertura delle indagini. Tutto quello che noi sostenevamo trova ora conferme”. La famiglia non ha mai creduto alla versione del suicidio e da oltre un decennio lotta per ottenere verità e giustizia.

Dopo due archiviazioni per suicidio da parte della Procura di Siena, le nuove evidenze scientifiche aprono uno scenario completamente diverso.