Stesso copione di Cenati che si è dimesso a inizio marzo da Anpi Milano, per “colpa” di “certi ambienti della sinistra dopo il 7 ottobre”.
Milano – Non più di una settimana fa Roberto Cenati si era dimesso da presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Milano, in polemica con la scelta della stessa Anpi di etichettare come “genocidio” l’attacco di Israele nella Striscia di Gaza. “Le dimissioni nascono da un dissenso con una parte importante della linea dell’associazione, che promuoverà il 9 marzo con la Cgil una manifestazione con alcune parole d’ordine: alcune condivisibili come “liberate gli ostaggi” e “cessate il fuoco”; altre no come “fermiamo il genocidio”, aveva detto.
E ora tocca al consigliere comunale del Pd ed esponente della comunità ebraica di Milano, Daniele Nahum, che ha annunciato durante il Consiglio comunale che lascerà il partito in polemica con la scelta di alcune frange del Pd di usare la parola genocidio per descrivere ciò che accade a Gaza. “Annuncio in questa aula che la mia esperienza all’interno del Partito democratico è conclusa – ha detto -. Lo dichiaro senza risentimento anche con gratitudine verso questa comunità politica che ha accompagnato la mia vita per dieci anni”.
Nahum sottolinea che hanno pesato diverse ambiguità sulla politica estera e il clima che si è prodotto in
vari ambienti della sinistra dopo il 7 ottobre”. “Non sono d’accordo nell’utilizzare il termine genocidio – aveva detto Cenati lasciando l’Anpi – perché significa lo sterminio programmato scientificamente di una popolazione. Certo la reazione di Israele si può dire sproporzionata, sanguinosa, ha provocato vittime anche tra donne e bambini, ma non è un genocidio. Lascio la presidenza dell’Anpi di Milano con grande sofferenza. Se lo slogan fosse stato ‘fermiamo il massacro’ mi andava bene, ma genocidio è una parola troppo forte che prende la pancia ma non fa riflettere. Rimango nel comitato provinciale, provvederemo entro il 10 marzo attraverso consultazioni a eleggere un nuovo presidente”, aveva concluso.
Il deputato uscente del Pd aveva già bollato, un mese fa, come “iniziativa folle” quella promossa dai giovani democratici del municipio 1 sul “Colonialismo e apartheid in Palestina”. Nahum aveva messo nero su bianco in un suo post su Facebook il suo pensiero: “In questa iniziativa organizzata dai GD Milano del Municipio 1, non c’è un riferimento che sia uno su Hamas e sugli attacchi del 7 ottobre. Sono state invitate persone che sulla questione sono poco credibili e le loro posizioni non sono per nulla equilibrate. Chiedo al più presto che venga chiarita la linea nelle sedi opportune perché per quel che mi riguarda è irricevibile”.
Contro il convegno di Milano era intervenuta anche “Italia viva”, che l’ha definito “sconcertante”. Voci minoritarie e isolate nel centrosinistra. Mentre dall’altra parte, il centrodestra ha massicciamente contestato apertamente l’evento. “Irricevibile”, lo aveva definito il capogruppo Fdi Riccardo Truppo, che aveva notato anche come a Milano “non emergano voci istituzionali chiare”, riferimento a un sindaco, Beppe Sala, sempre più silente e indifferente (e infatti è stato fischiato in sinagoga).
Anche la Lega è andata all’attacco col capogruppo Alessandro Verri e Oscar Strano. I due esponenti del Carroccio hanno parlato di un evento “indegno” chiedendo la rimozione dell’assessore municipale. E Fi con la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ha chiesto una presa di posizione unitaria: “Sala, se c’è, batta un colpo. Ma che sia chiaro e netto contro l’antisemitismo“.