L’omicidio si sarebbe consumato al culmine di una lite fra i due detenuti per l’equa condivisione dello spazio in cella e per la gestione del telecomando tv.
OPERA (Milano) – Prima l’avrebbe colpito alla testa con un manico di scopa per tramortirlo, poi l’avrebbe strangolato con la cintura di un accappatoio. Cosi sarebbe morto il 19 aprile scorso Antonio Magrini, 68 anni, narcotrafficante detenuto presso il carcere di Opera e compagno di cella di Domenico Massari, 58 anni, detto Mimmo, ergastolano per aver ucciso la compagna Debora Ballesio con tre colpi di pistola al torace mentre cantava al karaoke il 13 luglio del 2019 a Savona. Ad ammazzare brutalmente il compagno di cella sarebbe stato proprio Mimmo Massari, al culmine di un litigio per la condivisione degli spazi angusti del monolocale dove scontavano la pena e la gestione dell’unico televisore.
Per lo meno questo è il movente che avrebbe armato la mano assassina di Massari ma le indagini si svolgono anche in altre direzioni. Il presunto killer si trova in galera con un fine pena mai sul groppone per avere ammazzato a colpi di pistola la compagna Debora Ballesio, 40 anni, con la quale conviveva da circa un anno, presso il lido Aquario di via Nizza a Savona. L’assassino era spuntato all’improvviso nello stabilimento e prima di uccidere la povera Debora le aveva urlato contro:” Ti ricordi di me?», poi aveva premuto il grilletto mentre la vittima cantava al karaoke sul palco del piano bar. Massari, con indosso due coltelli e altri 53 proiettili di scorta, sparava altri tre colpi di revolver tra la folla impaurita scatenando il fuggi fuggi generale mentre cadevano per terra ferite una bambina colpita di striscio, una donna di 55 anni centrata al perone ed una ragazza attinta ad un fianco.
I soccorritori del 118, accorsi immediatamente, tentavano di rianimare Debora Ballesio ormai esanime mentre riuscivano a trasportare in ospedale le altre persone ferite. La vittima aveva avuto precedenti tragedie in famiglia perdendo prematuramente la sorella Lorella ed il padre. Originaria della Valbomida Deborah, appassionata di animali e musica, soprattutto il canto, aveva molti estimatori per via della sua bella voce e recentemente era tornata sui palchi proponendosi per serate di karaoke durante la stagione estiva. I contrasti con l’ex marito risalivano al 2015, quando l’uomo aveva dato fuoco all’appartamento della donna e al night club che gestiva nell’entroterra savonese.
Una furia distruttrice che traeva origine non solo da ragioni sentimentali ma anche economiche: prima di finire in prigione l’uomo, che aveva patteggiato 3 anni e 2 mesi di reclusione, le aveva “promesso” che sarebbe tornato per pareggiare i conti perché convinto che la donna gli avesse fregato un bel po’ di soldi. Così è stato. Massari dopo un paio di giorni di latitanza si costituiva in carcere a Sanremo.
Poi il processo e la condanna all’ergastolo per femminicidio. Adesso l’uomo sarebbe indagato per un altro omicidio volontario che ha portato al Creatore un personaggio di spicco del narcotraffico qual era Antonio Magrini, fratello del boss Vito. Il criminale si era costituito nell’istituto di pena milanese il 23 ottobre 2023, a seguito di un’operazione interforze delle Fiamme Gialle, per scontare una condanna per traffico di cocaina tra la Serbia e la Lombardia. L’uomo, originario di Bari e soprannominato Toni Cavallero, referente milanese del clan pugliese dei Japigia, era stato coinvolto anche nell’omicidio, a colpi di stampella, di un venditore ambulante, e in un blitz antimafia perché avrebbe partecipato ad alcuni agguati contro affiliati del clan rivale dei Panaiia di Scandale di Crotone che si spartiscono la vendita di droga fra San Siro e Baggio.
La notizia dell’omicidio fra detenuti è stata diramata da Calogero Lo Presti, coordinatore regionale per la Fp-Cgil Polizia penitenziaria della Lombardia:
”Ogni giorno gli agenti devono confrontarsi con i gravi problemi che affliggono il sistema penitenziario italiano – ha scritto in una nota il sindacato – Il sovraffollamento, unito alla carenza di personale di polizia penitenziaria, personale medico, educatori ed assistenti sociali, hanno determinato un ambiente estremamente difficile e pericoloso per tutte le persone detenute e per il personale che vi lavora. È urgente che l’amministrazione penitenziaria e il governo prendano seri provvedimenti per affrontare e risolvere queste criticità”.