Dalla virilità al premierato, quei botta e risposta che sono l’anima del Parlamento

Il battibecco Menia-Scalfarotto sui pruriti muscolari del conflitto russo-ucraino, e Calenda sfida Zampa sulla sottomissione al M5S.

Roma – Dalla virilità al premierato, passando per le scaramucce Pd-M5S. I botta e risposta tra parlamentari sono l’anima della politica. Rendono frizzante l’aria dell’Aula, tra Montecitorio e Palazzo Madama, e riempiono le vasche del Transatlantico. Non c’è giorno, o quasi, che i botta e risposta non riempiano le giornate della politica. Ci sono quelli ironici, quelli infuocati e quelli scontati. Ce ne sono per tutte le stagioni. Degno di nota il battibecco tra Roberto Menia e Ivan Scalfarotto mentre si parla del conflitto Russia Ucraina.

“La pace non si fa alzando la bandiera bianca” ma “non si fa nemmeno ipotizzando interventi militari per
i pruriti muscolari di uno che di solito si mostra piuttosto femmineo e mi capite di chi parlo”
: l’accenno del senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia alle recenti dichiarazioni sul possibile invio di truppe Nato in Ucraina sembra riferito al presidente francese Emmanuel Macron e suscita il brusio di protesta dell’aula del Senato, impegnata nella discussione sulle comunicazione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in
vista del Consiglio europeo in programma il 21 e 22 marzo a Bruxelles.

Ivan Scalfarotto

E lo sapevo – commenta il parlamentare di maggioranza – che qualche anima candida si sarebbe sconvolta”. Incidente superato ma non dimenticato nel momento in cui prende la parola Ivan Scalfarotto di Italia viva. “Quando parliamo di politica estera – premette – io in realtà non ho grandi difficoltà ad applaudire i colleghi della maggioranza, la linea sull’Ucraina, la linea su Israele, che ci ha raccontato oggi la presidente, sono corrette”, ma poi “la maggioranza si ricorda che per stare in quest’aula o per fare politica ci vuole un certo tasso di virilità, come ha detto il collega Menia, e questa differenza, il dire cose giuste e poi quando ci si distrae ricordarsi che per fare politica bisogna essere virili, spiega le contraddizioni di questo governo
e spiega perché in politica estera è politicamente inaffidabile, poco credibile”.

Altro tema, altro botta e risposta quello tra il presidente emerito del Senato Marcello Pera e il capogruppo del Pd Andrea Giorgis, in Commissione affari costituzionali di Palazzo Madama durante la seduta dedicata all’esame degli emendamenti sul premierato. Pera ha accusato il Pd di aver “cambiato idea” rispetto ai tempi della bicamerale D’Alema, mentre Giorgis ha replicato accusando Pera di voler delegittimare le posizioni
avversarie
per evitare di entrare nel merito delle obiezioni. La commissione sta votato gli emendamenti all’articolo 3 del ddl Casellati, con i quali il Pd propone l’indicazione del candidato premier sulla scheda, anziché l’elezione diretta.

Marcello Pera

Avrei voluto sentire il Pd – ha detto Pera – davanti e Salvi e D’Alema (ai tempi della Bicamerale ndr), non so se queste cose cattive contro il premierato le avreste dette, temo di no perché prima di andare contro il proprio leader ci si pensa bene”. “Ora dite ‘un uomo solo al comando‘, ma quando avete cambiato idea?
Se uno desidera può consultare gli atti e li si legge che nel testo Salvi si diceva che il Presidente della Repubblica deve dare l’incarico al premier indicato. L’espressione deve me la ricordo, era terribile”
.
“Ci sono due modi per complicare il confronto – ha replicato Giorgis – : uno è tacere, l’altro è delegittimare la posizione avversa senza entrare nel merito. Io dico che questa concentrazione di potere complica le nostre istituzioni, mi si risponde ‘ma tu nel 1322 avevi detto che…’ senza rispondere sul merito”.

E ancora, degno di nota, il botta risposta fra la deputata Pd, Sandra Zampa ed il leader di Azione, senatore Carlo Calenda. Mi sa che non hai mai imparato il rispetto delle persone e delle comunità (in questo
caso il Pd) che è la precondizione di ogni relazione, anche politica. Non va bene. Te lo dico con simpatia umana”,
twitta la parlamentare dem. ‘‘Cara Sandra, sbagli – replica Calenda – dal Conte due in poi avete imboccato una strada che vi sta portando dal riformismo alla sottomissione ad un movimento populista, che ieri governava con Salvini e domani ci tornerebbe allegramente se ne avesse vantaggio. Dubito che sarebbe accaduto con Prodi o con Veltroni”.

Questo paese – prosegue il senatore di Azione – ha bisogno di un partito socialista riformista forte, così come ha necessità di un’area popolare e liberale europeista e responsabile. Ho militato nel Pd fino all‘accordo con i 5S e ho lavorato nei governi del Pd. Azione appoggia bravi amministratori e sindaci del Pd in tante città d’Italia. Ma allo stesso modo ti dico che mai avrei pensato di vedervi sottomessi a Giuseppe Conte, tanto da arrivare ad accettarne i veti e far definire a lui i perimetri della coalizione in Basilicata, mentre vi scarica allegramente in Piemonte”.

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