Non si fermano le proteste a Nairobi contro il disegno di legge finanziaria, il Finance Bill, che da giorni infiammano le strade del Paese.
Nairobi – Era nata come protesta social, con il moltiplicarsi di video TikTok contro l’approvazione della legge finanziaria. Si è presto trasformata in una rivolta: una nuova e coraggiosa generazione di giovani keniani è scesa in strada, costringendo il governo a fare marcia indietro su una serie di proposte di riforma fiscali impopolari. Il presidente William Ruto è riuscito in ciò che generazioni di politici nella nazione dell’Africa orientale non sono riuscite a fare: unire un gran numero di cittadini al di là dell’etnia e del partito.
Centinaia di manifestanti in t-shirt e scarpe da ginnastica, convinti che i keniani siano già oberati dalle tasse, hanno sfidato proiettili, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni lanciati dalla polizia per le strade di Nairobi.
Armati di smartphone, hanno trasmesso in live streaming le immagini degli scontri con gli agenti. “Noi siamo la GenZ e siamo riusciti a mobilitarci. Usiamo TikTok come uno spazio, non solo per invitare i giovani a protestare, ma per condividere con loro le ragioni”, ha detto ai giornalisti della Bbc l’attivista Zaha Indimuli.
Molti di loro manifestavano per la prima volta e sventolavano cartelli che recitavano slogan come “Basta tasse”, mentre altri cantavano: “Ruto a casa”. Gli hashtag utilizzati per fare pressione sui parlamentari spopolano sui social: “#OccupyParliament” e “#RejectFinanceBill2024”. Più di 200 giovani manifestanti sono stati arrestati, ma alcuni di loro sono stati rilasciati dopo poco. Gli eventi di questi giorni hanno cambiato le dinamiche della politica: “La protesta ha un nuovo fulcro e una nuova e diversa generazione di keniani ha trovato la sua voce, ed è piuttosto forte”, è l’opinione di Mutuma Mathiu, volto noto del giornalismo e già caporedattore di Nation Media Group.
La popolare commentatrice politica Pauline Njoroge concorda: “Non sono solo coraggiosi, sono anche molto svegli e si esprimono bene. La protesta di oggi guidata dai giovani è stata la più pacifica della storia. Senz’altro quella che ha registrato il maggiore successo”. In circa 30 delle 47 contee del Kenya, migliaia di persone hanno invaso le strade dei maggiori centri abitati, in particolare nelle città di Mombasa, Nakuru, Eldoret e, ovviamente, la capitale Nairobi dove si trovano il Parlamento nazionale e tutte le principali sedi istituzionali.
Nonostante le manifestazioni siano nella grandissima maggioranza dei casi arrabbiate ma pacifiche, su internet e soprattutto sui social media circola una grande quantità di materiale video e fotografico che documenta la dura risposta delle forze dell’ordine: inizialmente sono stati usati lacrimogeni e idranti per respingere i manifestanti. Poi si è passati ai proiettili di gomma e agli arresti – soprattutto a carico di personaggi pubblici come attivisti, giornalisti e i leader della protesta – per arrivare fino ai proiettili veri e alle prime vittime (al momento i morti accertati sono 10, oltre a centinaia di feriti).
Nella mattina di martedì 25 giugno lo scontro si è ulteriormente inasprito, quando un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione negli edifici del Parlamento, distruggendo e incendiando parte della struttura. Episodi di devastazioni simili si sono verificati anche in altre aree del Paese. Migliaia di giovani kenioti si sono riversati nelle strade di tutto il Paese mettendo da parte le differenze e le appartenenze etniche e partitiche. L’obiettivo comune che sta compattando il fronte della protesta è uno soltanto: Reject Finance Bill.
Quello a cui siamo davanti è infatti, probabilmente, un momento di svolta, poiché per la prima volta i giovani kenioti sono entrati davvero nella vita politica, sociale ed economica del Paese. Hanno impiegato il loro tempo e risorse e messo a rischio la propria incolumità pur di far sentire la propria voce e rivendicare il diritto alla protesta e al dissenso. In un Paese come il Kenya, afflitto dal crescente debito pubblico, dall’instabilità della moneta e dal costo della vita per molti insostenibile, la nuova legge finanziaria che il Governo mira ad approvare ha evidentemente costituito la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Organizzatasi tramite il passaparola sui social media, un’intera generazione di giovani (e non solo) ha deciso di agire collettivamente e attivamente per opporsi ad un nuovo regime di tassazione giudicato “punitivo”, ingiustificato ed eccessivo. Anche alla luce dei corposi prestiti ricevuti dal Kenya da parte di svariate potenze straniere e dell’innalzamento delle tasse già sperimentato nel 2023, molti manifestanti chiedono maggiore trasparenza nell’impiego dei fondi pubblici – settore che da lungo tempo è afflitto da una corruzione dilagante – e rifiutano l’idea di dover sopportare ulteriori imposte su beni e servizi di primissima necessità, come il pane, gli assorbenti igienici e le terapie oncologiche.
Il messaggio che i cittadini kenioti scesi in piazza vogliono mandare è forte e chiaro e può essere riassunto con le parole di una giovane manifestante che, intervistata da BBC, ha dichiarato: “La Gen Z apprezza l’assunzione di responsabilità. Ci avete fatto delle promesse e non le state mantenendo. Perché? Dobbiamo ritenervi responsabili di questo”.