Otto mesi e multa da 6500 euro per Pasquale Napolitano, per un articolo su Ordine avvocati di Nola. Il paradosso? Garantì a tutti la replica.
Roma – Il giornalista Pasquale Napolitano, cronista del Giornale, già collaboratore di Panorama e del Roma, è stato condannato a 8 mesi di carcere e 6500 euro tra risarcimenti e spese legali per un articolo pubblicato su un sito on line. La notizia fa scalpore per l’entità della pena rispetto al fatto e per il silenzio della stampa mainstream. La condanna è arrivata per un articolo relativo al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Nola e al suo presidente. Ed è subito scontro politico. Per Fratelli d’Italia “La sinistra tace”, mentre M5s e Pd replicano: “Siete voi che non volete cambiare la legge”.
Per il deposito della motivazione bisognerà attendere il consueto termine di 90 giorni, ma a quanto racconta l’avvocato del giornalista, nelle udienze l’accusa avrebbe condiviso una contestazione sollevata dai legali dei querelanti davvero bizzarra: ovvero che Napolitano sarebbe andato oltre il diritto di cronaca in quanto avrebbe condiviso sui suoi social gli articoli “incriminati”. Anche se, per una testata online (e non solo), è ovviamente vitale la condivisione social dei contenuti per poter guadagnare qualche visualizzazione, e suona davvero strano che una simile circostanza possa diventare un’aggravante.
“A quanti si stracciano giustamente – le vesti in nome della libertà d’informazione di fronte agli emendamenti al Dl sulla cybersicurezza firmati Enrico Costa e Tommaso Calderone, andrebbe ricordato – scrive sul Giornale Massimo Malpica – che a qualcuno l’idea di mandare i giornalisti in carcere non dispiace già adesso”. Una pena spropositata perché, come ricorda il quotidiano, “Pasquale Napolitano ha raccontato i fatti per quelli che erano, e ha garantito a tutti il diritto di replica. Se il carcere per un giornalista che pubblica una notizia pur conoscendone la provenienza illecita è sbagliato, quanto può essere sproporzionato condannare un cronista che si limita a scrivere la verità?”.
Solidarietà al cronista del Giornale viene espressa in queste ore da Fratelli d’Italia. “Abbiamo apprezzato, in più occasioni, la competenza, l’attenzione e l’equilibrio sempre mostrati nell’attività professionale da Pasquale Napolitano, giornalista indipendente a prescindere”, commenta Tommaso Foti. “Non possiamo che esprimergli la più autentica solidarietà per la sentenza di condanna emessa nei suoi confronti – prosegue il capogruppo di FdI alla Camera – e che, trattandosi di un professionista non allineato al pensiero unico, ben poche preoccupazioni solleverà”. Foti aggiunge: “Assistiamo ad una sinistra sempre scatenata a denunciare un inesistente bavaglio del centrodestra alla stampa, ma silente quando a essere condannato è un giornalista non appartenente alla propria area politico-culturale”.
Una posizione condivisa da Susanna Campione, componente della Commissione Giustizia del Senato. “Sulla libertà di stampa in Italia lo strabismo di certa stampa colpisce ma non stupisce”. “Se il giornalista fosse stato arruolato tra le penne rosse – dice la senatrice di FdI – la vicenda sarebbe in prima pagina su tutti i giornali. Ma essendo una voce fuori dal coro progressista, il caso è passato sotto silenzio. Un’occasione per meditare su come funziona l’idea di libertà di stampa nel nostro Paese. I giornalisti e le voci libere che non sono funzionali alla narrazione della sinistra vanno boicottati o ignorati”.
Ad essere ingiusto, “oltre alla condanna ad otto mesi, è il fatto che nel nostro Paese sia ancora previsto per la diffamazione il carcere per i giornalisti”, sottolinea Licia Ronzulli, che aggiunge: “Non a caso, Forza Italia è in prima linea per eliminare una misura che rappresenta una spada di Damocle sulla testa dei cronisti, in grado di condizionare la libertà di stampa”. Il leader del M5S, Giuseppe Conte punta sugli emendamenti al dl sulla cybersicurezza e afferma: “Ritengo il carcere per i giornalisti qualcosa di totalmente inaccettabile. Per questo contrastiamo le proposte di parlamentari di maggioranza e non solo che continuano ad andare in questa direzione”. Ma esprime solidarietà per un giornalista che ho avuto modo di conoscere per i suoi retroscena mai teneri con il M5S. Mi preoccupa fortemente apprendere oggi di una condanna addirittura al carcere per la vicenda collegata a un suo articolo su un sito online”.
Il motivo della condanna? Napolitano, secondo la sentenza, avrebbe diffamato l’allora Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola Domenico Visone e alcuni consiglieri. L’episodio è del 2020, quando il giornalista ha scritto sul giornale online Anteprima24 un articolo che denunciava lo stallo dell’Ordine di Nola, vittima dello scontro tra le correnti interne all’ente. Quali fatti aveva denunciato? Secondo il cronista, il presidente Visone – nonostante non avesse più una maggioranza in Consiglio e ci fosse una sentenza del Tar che offriva la possibilità ai consiglieri di sfiduciarlo – restava caparbiamente in carica, senza convocare il Consiglio stesso, per evitare la sua sostituzione. In pratica, la diffamazione contestata al giornalista è stata quella di affermare che Visone, a causa del suo presunto ‘amore per la poltrona‘, avrebbe tenuto in ‘ostaggio‘ l’intero Ordine.
Diffamazione che sarebbe poi stata aggravata dal fatto che il collega ha poi pubblicato tale articolo sul web e sui propri profili social. Un passaggio ovviamente normale e scontato per chi fa questo mestiere per testate giornalistiche online. Tuttavia, Napolitano nei suoi articoli ha poi anche dato spazio di replica alla parte che si era sentita diffamata. Il giorno dopo la pubblicazione del pezzo incriminato, infatti, il giornalista ha pubblicato la replica dei consiglieri ancora legati al Presidente Visone. E quando quest’ultimo si è poi dimesso, ne ha pubblicato anche le motivazioni. Ora Napolitano continuerà a difendersi nei gradi di giudizio che restano, con i mezzi consentiti dalla legge.
Solidarietà piena dall‘Ordine dei Giornalisti della Campania e la Commissione Legalità dell’Ordine regionale. “I fatti – denunciano- rappresentano un inaccettabile attacco alla libertà di informazione. Non comprendiamo come si possa essere arrivati ad una condanna ad 8 mesi di carcere per un articolo sull’ordine degli avvocati di Nola che non aveva – a nostro parere- elementi di diffamazione e che ha assicurato diritto di replica. Napolitano, cronista 42enne, ha semplicemente svolto il proprio lavoro e la condanna al carcere, seppur con pena sospesa, è una grave ferita che non può passare inosservata”.