La giornata di ieri è stata monotematica, tutti a controllare le notizie provenienti dal Medioriente, dove la crisi iraniana minaccia di esplodere da un momento all’altro.
La giornata di ieri è stata monotematica, tutti a controllare le notizie provenienti dal Medioriente, dove la crisi iraniana minaccia di esplodere da un momento all’altro.
Iniziano a apparire più chiare anche le ricostruzioni dell’accaduto. E’ confermato che il missile decisivo, che ha portato alla morte di Qassem Soleimani, è stato lanciato da un drone, ma nelle ultime ore diversi testimoni avrebbero riportato la contestuale presenza di alcuni elicotteri Apaches. Insomma l’operazione è stata organizzata nel dettaglio e con la massima precisione, grazie a uno scrupolosissimo lavoro di Intelligence. Soleimani viaggiava a scorta ridotta, solamente due veicoli. Evidentemente si percepiva sicuro in terra irachena. Una leggerezza che gli è costata cara.
Anche la politica italiana non ha voluto perdere l’occasione per dire la propria sull’uccisione del numero due iraniano. I commenti si sono moltiplicati, sui media tradizionali e sui social.
Primo tra tutti, tanto per cambiare, Matteo Salvini, che ha commentato così l’accaduto: «Donne e uomini liberi, alla faccia dei silenzi dei pavidi dell’Italia e dell’Unione europea, devono ringraziare Trump e la democrazia americana per aver eliminato Soleimani uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà».
Una dichiarazione tagliata con l’accetta, che chiarisce bene da che parte stia il leader leghista. Tutto un altro tenore rispetto al più morigerato ministro degli Esteri, Di Maio, che ha parlato di “sviluppi preoccupati” e della necessità di “agire con moderazione”. Un suggerimento ignorato persino dal compagno di partito Di Battista, netto come Salvini, ma nel segno opposto: “Quello a Baghdad è un raid vigliacco perché i droni sono vigliacchi. È un raid pericoloso perché il Medio Oriente è una polveriera. È un raid stupido perché ricompatterà l’opinione pubblica iraniana a sostegno del governo di Teheran”.
Ma una pietra tombale, questa volta, arriva dal PD, molto spesso accusato di far sentire poco la propria voce. A scandire una critica dai toni decisamente aspri nei confronti delle dichiarazioni di Salvini è stata Lia Quartapelle, giovane deputata lombarda, esperta di politica internazionale, che era stata insistentemente indicata come possibile ministro degli Esteri alla formazione del governo Giallo-Rosso: “In una giornata così gravida di rischi internazionali dopo l’uccisione del generale iraniano Soleimani da parte di un drone americano, fa ridere (o piangere) il commento di Salvini che, come un ultras, ringrazia Trump di averlo ucciso”. E ancora: “non possiamo essere solo commentatori di quello che succede nel Mar Mediterraneo e nel Medio oriente. Ma continueremo ad esserlo finché ci sono politici che, invece di agire nell’interesse italiano, trattano la politica estera come una partita di calcio di cui sono spettatori, a volte lasciandosi andare a commenti che non sarebbero neanche accettati in una discussione al bar (“una volta sì che contavamo in Libia”), altre volte tifano in modo servile per il capitano della squadra da cui vorrebbero un autografo (“grazie presidente Trump”)”.