La Procura di Firenze ha chiuso le indagini. L’ex senatore di Fi e la moglie Miranda Ratti accusati anche di intestazione fittizia di beni.
Firenze – Soldi per comprare il silenzio sulle stragi, sarebbero stati pagati – secondo la procura toscana – da Silvio Berlusconi a Marcello Dell’Utri. I magistrati, competenti sulle stragi di Roma, Firenze e Milano, hanno depositato un atto di chiusura indagini relativo al filone dell’inchiesta sul patrimonio dell’ex manager di Forza Italia. “Con l’aggravante di aver commesso i delitti di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell’Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell’Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi“, scrivono i pm.
L’atto di chiusura indagini, che di solito precede la richiesta di rinvio a giudizio, è stato consegnato anche alla moglie separata dell’ex Publitalia Miranda Ratti. Perché secondo i magistrati il loro divorzio sarebbe stato fittizio: si voleva impedire o rendere più difficile il sequestro dei beni. Per questo i pm di Firenze contestano anche il reato di intestazione fittizia di beni. Un reato legato ai 15 bonifici per un totale di 8 milioni di euro versati Berlusconi a Ratti. Con l’obiettivo, secondo gli inquirenti, di “eludere le leggi sulle misure di prevenzione”.
A marzo scorso allo storico braccio destro di Berlusconi sono stati sequestrati 10 milioni e 840mila euro. Oltre che per concorso nelle stragi del 1993 (inchiesta in cui era coinvolto fino alla sua morte pure Berlusconi), Dell’Utri è stato indagato per la violazione della normativa antimafia. Secondo i pm Luca Tescaroli e Luca Turco l’ex senatore non avrebbe rispettato la norma che impone ai condannati in via definitiva per fatti di mafia di comunicare ogni aumento o diminuzione del patrimonio personale.
Sulle somme di denaro passate da Berlusconi a Dell’Utri si era soffermata anche la Dia, che in un’informativa aveva giudicato quelle elargizioni “sicuramente connesse a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo, per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”. L’ex moglie dell’ex manager, intercettata, si mostrava convinta “di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi“, tanto da far capire alla sua interlocutrice “che il debito verso di loro è ancora aperto”.
Lettura opposta quella della difesa di Dell’Utri, che tramite gli avvocati Francesco Centonze e Filippo Dinacci ha parlato di “bonifici effettuati in maniera del tutto lecita e trasparente dal dottor Berlusconi per ragioni di affetto e gratitudine verso l’amico”, e di “fatti notissimi che sono stati già oggetto dello scrutinio di svariate procure con esiti sempre ampiamente liberatori”. Sul sequestro dei 10,8 milioni gli avvocati di Dell’Utri hanno rinunciato all’appello e dunque il sequestro è diventato definitivo.
Proseguono anche le indagini sul filone principale, che ruota soprattutto attorno alle frasi dette da Giuseppe Graviano a un camorrista: “Mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l’urgenza (…). Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”. Nell’informativa gli investigatori scrivevano: “In corrispondenza dell’espressione Graviano dapprima percuote la spalla sinistra di Adinolfi con la mano destra, in posizione cosiddetta a taglio, dopo di che la chiude a pugni e la muove ritmicamente due volte orizzontalmente, per indicare con tutta probabilità un evento esplosivo, per poi appoggiare la mano a palmo aperto sul petto di Adinolfi”.